Pochi giocatori del Cagliari dello scudetto per l'ultimo saluto al capo storico della tifoseria
Riva: «Ha dedicato la vita alla passione per i colori rossoblù»
Una bandiera rossoblù sulla bara per l'estremo saluto al tifoso numero uno.
Una bandiera rossoblù sulla bara, protagonisti dello scudetto e dei momenti epici del Cagliari tra i banchi della chiesa della Palma: non poteva essere qualcosa di diverso il funerale di Marius, capo storico del tifo rossoblù. Mario Sardara ha salutato tutti con quei colori che hanno caratterizzato la sua vita. Perché, prima ancora di essere un imprenditore, era l'indiscussa bandiera della tifoseria del Cagliari.
IL FUNERALE E la chiesa si è affollata proprio di tante persone che, in un modo o nell'altro, hanno condiviso la sua passione. Vecchi compagni di un tifo che profuma d'antico e che, purtroppo, appartiene solo a un passato fatto di fotografie in bianco e nero. E, appunto, i personaggi che hanno indossato quella maglia rossoblù che faceva battere il cuore di Marius. Gigi Riva, in primo luogo. Ma anche tante persone comuni che con il capotifo hanno condiviso quella passione. E, naturalmente, tanti amici, parenti, persone che gli sono state vicine nei suoi 85 anni di vita.
I TESTIMONI Tra questi gli ex rossoblù. Gigi Riva, in primo luogo. «Marius», ricorda Rombodituono , «è il Cagliari, è la storia del Cagliari: ha dedicato la sua vita a questa passione». Risultando quasi indispensabile per quella squadra che, nel 1970, vinse lo scudetto. «Ci seguivano anche in trasferta, quando andare fuori costava davvero tanto. Ma la presenza di quella gente che ci seguiva portando i suoi strumenti musicali si faceva sentire. Persone meravigliose, le prime che cercavano di tirarci su quando perdevamo».
IL RICORDO Ma il ricordo più commosso è, forse, quello di Mario Brugnera, altro indimenticato protagonista dello scudetto rossoblù. «Quando lasciai Firenze per venire a Cagliari», racconta, «fu proprio Marius a venire a prendermi». La testimonianza di un calcio completamente diverso da quello attuale: nessuna limousine, nessuna conferenza stampa in aeroporto. «Venne a prendermi con la sua 127 bianca, si presentò dicendomi che era il primo tifoso del Cagliari». Nel frattempo, Brugnera ha acquisito la “cittadinanza sarda”. E i contatti sono proseguiti con gli anni. «L'ultima volta che ci siamo visti è stato qualche mese fa quando Mandas, il suo paese d'origine, concesse la cittadinanza onoraria ai protagonisti di quello scudetto».
I PRESENTI Non a caso, nelle prime file della chiesa c'è una fascia tricolore, quella del primo cittadino del paese della Trexenta, Umberto Oppus. Manca, invece, un'altra fascia tricolore: presenti, in forma privata, alcuni consiglieri comunali, non c'è, invece, nessun rappresentante del Comune. A rappresentare il cordoglio del Cagliari due dirigenti, il direttore generale Francesco Marroccu e l'addetto ai rapporti con i tifosi Paolo Caboni. Nei banchi anche altri ex rossoblù, come Mario Martiradonna. O come Gigi Piras, uno che ha avuto spesso a che fare con Marius. «Quando dovevano essere inaugurati i Cagliari club», racconta, «cercava sempre me perché ero il capitano». Piras avrebbe dovuto dividere il lavoro tra i compagni. «Alla fine, ci andavo quasi sempre io anche perché ero il sardo della squadra». Ma il suo ricordo di Marius è ancora più datato. «Ero un ragazzino di 15, 16 anni: l'ho visto salire nella statua di Carlo Felice per vestirla di rossoblù quando il Cagliari vinse lo scudetto».
IL DIRIGENTE In chiesa anche altri testimoni di quel magico momento. L'ex sindaco e dirigente del Cagliari Michele Di Martino. «Io ero insieme a lui nella macchina scoperta che apriva il corteo che festeggiava quello scudetto». I ricordi si accavallano. «Fu lui a consegnarmi la tessera numero 1 dei Cagliari club». Riconoscimento meritato. «Quando ero dirigente, nessuno voleva occuparsi dei rapporti con i tifosi. Fui io a chiedere quel ruolo». Ne è valsa la pena.
MARCELLO COCCO
29/12/2009