Tribunale. I motivi della condanna di Luciano Collu e di un dirigente per le vessazioni su un impiegato
«Ha fornito versioni inconciliabili». Atti al pm che dovrà indagare per falsa testimonianza
Elena Laudante elena.laudante@epolis.sm
Dirigenti che mentono per salvare i politici, altri che insultano impiegati scomodi solo perché propensi a dire la verità. È lo scenario poco edificante che emerge dalle motivazioni della sentenza di condanna per abuso d'ufficio dell'ex assessore all'Attività produttive Luciano Collu (1 anno e mezzo) e del dirigente dell'Annona Sergio Spiga (1 anno e 2 mesi; assolta Pieranna Demuro). Dura la definizione del teste chiave del processo, la dirigente Ada Lai, sospettata di aver detto il falso al tribunale. «Ha fornito - si legge nel verdetto - inconciliabili versioni con un tentativo che rivela piuttosto scopertamente la volontà di aggiustare una dichiarazione compromettente per Collu». Fu lei a firmare il trasferimento dell'impiegato Marco Lampis, parte civile con l'avvocato Sergio Vacca, che nel gennaio 2004 dal Servizio Annona passò all'assessorato alla Cultura, ufficialmente per “ottimizzare l'organizzazione dei servizi”. La decisione di liberarsi di un dipendente scomodo in realtà era maturata in seguito al Tim Tour, quando Lampis si era rifiutato di concedere licenze a tutti gli ambulanti, come voleva l'assessore, in violazione delle norme. La verità è che Collu «non voleva più vederlo in mezzo ai coglioni», come il suo segretario aveva confidato. Il trasferimento era mascherato da incompatibilità ambientale ma è assodato che Lampis fu allontanato «a scopo punitivo, ritorsivo, per eliminare un soggetto non prono alle indebite richieste della componente politica, interesse eminentemente privato e non esattamente encomiabile » di Collu e Spiga. Il giudice estensore Cristina Ornano sottolinea l'atteggiamento processuale di Ada Lai, dirigente Area servizi al cittadino, che sulla genesi del procedimento ha dichiarato di aver avviato la procedura su impulso dello stesso Lampis, ma durante le indagini aveva detto che l'imput proveniva da Collu e Spiga. «Versioni inconciliabili». Dopo la sottoscrizione di una lettera di solidarietà a Lampis su iniziativa dell'impiegato Giuseppe Furcas, la vicenda scivolò nel tragicomico. Apostrofato dalla dirigente Pieranna Demuro (assolta) con gli aggettivi “demente” e “coglione”, Furcas dovette chiedere il trasferimento. Eloquenti le parole di Ada Lai, registrate di nascosto: «Quando si comincia ad avere “confermanze” di tipo penale bisogna stare attenti (...) uno che comincia a mettere Marchetti di mezzo (il procuratore titolare delle indagini cui si era rivolto Lampis ndr), è una persona difficile...Lo conosco bene, è un pm che deve andare a fondo anche se non c'è niente!». Ora Marchetti dovrà andare a fondo e mettere la dirigente sotto inchiesta per falsa testimonianza.