Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«Vagamondo» alla scoperta del turismo

Fonte: La Nuova Sardegna
9 giugno 2008

SABATO, 07 GIUGNO 2008
Pagina 1 - Cagliari


Ricerca su pregi e difetti nella vendita del «prodotto Sardegna»




PABLO SOLE
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CAGLIARI. Duecentocinquanta pagine che sono la radiografia completa del turismo: ambiti di crescita, prospettive future, criticità, analisi minuziosa del contesto e disanima sui progetti in corso, per comprendere se la strada imboccata è quella giusta o se al contrario sia necessario invertire la rotta. Questo, ma anche molto altro, è “Vagamondo. Turismi e turisti in Sardegna”, l’ultima ricerca del Crenos, il centro ricerche delle università di Cagliari e Sassari guidato da Raffaele Paci. Curato da Giovanni Sistu, il volume raccoglie analisi e riflessioni sul turismo e sul turista che qui, preso atto della variegata realtà isolana, diventano appunto “turismi” e “turisti”. Se non mancano i prodotti da offrire, la Sardegna sconta il problema del confezionamento, ovvero le iniziative che rendono “l’articolo” attraente. Lo ha detto per primo Roberto Coroneo, nuovo preside della facoltà di Lettere e responsabile del corso per operatore turistico culturale: ‹‹Se mettiamo a confronto per numero di visite il compendio di Garibaldi e Caprera e il nuraghe Losa di Abbasanta, a pochi passi dalla statale 131, ci rendiamo conto che la preoccupazione di migliorare le vie di comunicazione è forse sovrastimata. Occorrerebbe invece raccontare il prodotto, renderlo appetibile››. Concetto rilanciato da Beppe Melis, esperto di marketing applicato al turismo: ‹‹Molti limiti sono dovuti all’inadeguatezza dei servizi e senza servizi la risorsa non può diventare un prodotto fruibile››. In questo e in tanti altri casi, il peccato originale sta anche nell’incapacità di “fare sistema”. Al contrario, in Sardegna si assiste da tempo ad una parcellizzazione dell’offerta, quasi che gli operatori lavorino secondo compartimenti a tenuta stagna, e questo che si tratti di turismo museale, congressuale, enogastronomico. Inoltre il settore è troppo ancorato all’offerta balneare ed estiva. E questo significa perdere una larghissima fetta di quel turismo che, senza sconfinare nella deleteria fruizione di massa, risulta davvero capace di assicurare ricchezza e cultura. I numeri e i “prodotti”, come detto, non mancano. ‹‹Il nostro turismo è principalmente legato al “fattore natura” - ha sottolineato Raffaele Paci -. Dagli studi condotti emerge in maniera perentoria una forte preferenza per i valori ambientali e in merito a questo aspetto, anche i turisti del versante balneare si dicono ben disposti a pagare cifre anche considerevoli pur di trascorrere delle vacanze all’insegna del rispetto per la natura. Il problema però si pone quando si vanno ad analizzare aspetti cruciali come, ad esempio, la sostenibilità, e ci si accorge che anche piccoli gioielli come Castelsardo sforano, e di parecchio, i valori massimi accettabili››. Luisanna Depau, assessore regionale al Turismo, rilancia e in merito al problema propone: ‹‹Numero chiuso in alcune spiagge? Perché no? Non ci vedrei alcuno scandalo, perché si tratterebbe di un provvedimento coerente con le linee guida che abbiamo adottato fin da quando siamo approdati alla guida della Regione. Partiamo da un dato di fatto: abbiamo una quantità di risorse incredibile, altri hanno dovuto inventarsele. È anche per questo che occorre sempre ricordare un aspetto fondamentale: una volta consumato, il patrimonio ambientale della Sardegna non ce lo potrà ridare più nessuno. Partono da questo assunto molte delle decisioni assunte dalla giunta e dalla nostra maggioranza››. E qui il collegamento al Piano paesaggistico è inevitabile: ‹‹Il Ppr sarà pure perfettibile - dice l’assessore Depau - ma è innegabile quanto questo documento abbia fatto bene alla Sardegna e agli stessi imprenditori che hanno storto il naso. Perché con la tutela dell’ambiente abbiamo tutelato anche loro, che rischiavano di trovarsi quintali di cemento riversati sulle coste in maniera indiscriminata. Stiamo lavorando per promuovere anche altri tipi di turismo, da quello enogastronomico a quello culturale e congressuale: i risultati si vedranno, e la strada imboccata è quella giusta se è vero che arrivano parecchi investimenti, soprattutto dall’estero, e i voli low cost erano quattro e oggi sono ben ventisei».