Colle conteso. Interrogatorio dell'ex governatore nell'inchiesta sul progetto di Clément
Il patron di Tiscali ha chiarito: dalla Regione neanche un euro. S'indaga per abuso d'ufficio
«A Clément non era stato affidato incarico, aveva solo suggerito un'idea sulla base della quale la Regione avrebbe dovuto bandire la gara per scegliere il progettista». Con queste parole Renato Soru si è difeso nell'ultima delle inchieste che lo coinvolgono, quella sui presunti abusi nella querelle Tuvixeddu, tra il tentativo di scongiurare la colata di cemento vicino alla necropoli del piano Cualbu e la speranza di trasformare l'intero colle in un giardino. Lo ha spiegato l'ex Governatore al sostituto procuratore Daniele Caria, che ha iscritto il suo nome sul registro degli indagati per l'ipotesi di abuso d'ufficio, assieme a quello dell'ex assessore ad interim alla Cultura, Carlo Mannoni. Avrebbero affidato la progettazione - pagata con 150mila euro - al francese Gilles Clément senza gara d'appalto. Incarico del quale non c'è traccia. Soru è andato in procura a settemnre, in gran sordina, con il legale Giuseppe Macciotta. «Conoscevo Clément perché era tra i migliori paesaggisti europei - ha spiegato il patron di Tiscali - ma non aveva un incarico. Doveva soltanto fornire un'idea di massima, sulla base della quale poi avrebbe dovuto indicare i criteri del bando di gara per la progettazione». Insomma sebbene Clément avesse disegnato un progetto preliminare per realizzare il Parco Karalis al posto di quello urbano del Comune e delle palazzine di Nuove Iniziative Coimpresa, secondo l'ex Governatore non c'era stata alcuna violazione di legge, semplicemente perché non esisteva incarico formale: l'onorario - 50mila euro - era stato pagato dalla Fondazione Banco di Sardegna. Ma perché il suo nome era nella delibera del 22 agosto 2007, con la quale la Giunta chiedeva agli assessori competenti e al Comune di rivedere il vincolo paesaggistico sul colle in base al progetto Karalis? «Gli assessorati e il Comune avrebbero dovuto occuparsi del bando di gara». Bando che alla fine non ci fu. Era stato Gualtiero Cualbu, rappresentato da Agostinangelo Marras, a presentare un esposto sul tentativo di estendere il vincolo all'intera area di 40 ettari, che avrebbe spazzato via progetto edilizio e accordo di programma. Poi il pm ha indagato sui rapporti tra il costruttore e l'ex soprintendente ai Beni archeologici, Vincenzo Santoni: sua figlia lavorava da Cualbu. ¦ E.L.