MERCOLEDÌ, 09 DICEMBRE 2009
Pagina 1 - Cagliari
Raccolta di firme per discutere dei beni demaniali
In Comune non c’è ancora un progetto sul modo di utilizzare gli immobili ex militari che saranno trasferiti al Municipio
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. La richiesta di dibattito sull’utilizzo dei beni demaniali dismessi è stata messa all’ordine del giorno del consiglio comunale. Tutto regolare: si tratta di un problema importante che l’assemblea deve discutere. Ma per riuscire a farlo i consiglieri hanno dovuto raccogliere le firme (Maurizio Porcelli, Forza Italia, in prima fila).
Come dire che il Consiglio conta molto poco e che i consiglieri sono ascoltati ancora meno. Una lamentela che questa volta, nei fatti, proviene dal centrodestra.
Ma non si tratta dell’unico caso: l’altro ieri Ettore Businco (Udc) ha lamentato di non sapere niente di «una questione molto importante per l’amministrazione, quale è il contenzioso per quaranta milioni che il Comune ha con l’Isgas». E ora «c’è la questione della dismissione degli immobili e dei terreni ex militari. Una partita epocale per la città. Basti dire che si stratta di un’area di 400 ettari per avere un’idea dell’importanza che questo problema può avere per la città».
La storia della raccolta delle firme per iscrivere il «che fare?» delle dismissioni nell’ordine del giorno del consiglio comunale racconta di un interesse per l’argomento da parte di Porcelli. In qualità di presidente della commissione consiliare alla Cultura, infatti, il consigliere era ed è interessato al possibile utilizzo per la città di una serie di siti pregiati (come l’ospedale militare e la caserma Ederle) che potrebbero diventare di proprietà municipale. «Si tratta di beni molto importanti - spiega Porcelli - e per questo dobbiamo aprire un tavolo con la Regione e anche il sindaco Emilio Floris è d’accordo». Nelle settimane scorse il responsabile della commissione alla Cultura aveva chiesto al primo cittadino di partecipare a un incontro dell’organismo consiliare. Ma per portare l’argomento in assemblea sono state necessarie le firme. Una modalità-imposizione che, in passato, era stato usata soprattutto dall’opposizione.
Per questi beni (di cui si parla in un altro articolo) l’iter burocratico prevede che il demanio dello Stato centrale trasferisca gli immobili alle Finanze e da qui alle Regione che, a sua volta, li passerà ai Comuni in cui insistono.
«Il rischio, però - sottolinea Businco - è che questo patrimonio sia molto maggiore delle idee da noi, come Comune, elaborate per utilizzarlo. Inoltre se non hai progetti, hai anche poca voglia di chiedere che il passaggio, che ti spetta di diritto, avvenga in tempi brevi. Insomma, stiamo perdendo un’occasione storica importantissima per Cagliari».
Dal gennaio ad oggi il consiglio comunale ha approvato settantuno delibere, la maggior parte variazioni al piano urbanistico e autorizzazioni in deroga. Ma «la responsabilità non è dell’assemblea, bensì della Giunta che non trasmette proposte di delibera», precisa Ninni Depau, capo gruppo del Pd. La questione delle dismissioni, continua Depau, «è significativa di come l’amministrazione comunale sia assente e bloccata nelle azioni più importanti. Ricordo che l’unica manifestazione cittadina in cui si tentò di prefigurare un futuro per questi immobili che dovrebbero passare alla città, si tenne tre anni fa, durante un incontro con Renato Soru». Recentemente, inoltre, «l’Ersu - continua Depau - ha proposto un piano di riorganizzazione dell’ospitalità per gli universitari fuori sede, e proposto anche l’utilizzo dell’ex ospedale e dell’ex formo militare, mentre l’amministrazione tace».