Teatro. Lo Stabile della Sardegna stasera al Massimo
Sono passati trent'anni. Era il 1979 quando la cooperativa Teatro di Sardegna mise in scena, al Massimo di Cagliari, il testo di Leonardo Sole Funtanaruja, per la regia di un giovane Marco Parodi che veniva dalle botteghe d'oltremare. La compagnia, ora Teatro Stabile della Sardegna, torna a calcare il legno di via De Magistris. Lo fa stasera con il debutto di Sangue dal cielo. Quasi un musical , per la regia di Guido De Monticelli. Un ritorno carico di aspettative e voglia di condivisione.
Per questo, nei giorni scorsi, i teatranti hanno voluto invitare gli spettatori. Prima del tempo, ovvio. Li hanno fatti accomodare in sala, ma si sono raccomandati di fare come a casa propria: garantito il libero accesso al palcoscenico. La compagnia porta qualcosa di pronto e gli altri assaggiano senza sapere esattamente cosa si sta mangiando, tanto per gradire i gusti della rappresentazione tratta dal romanzo di Marcello Fois. Proprio allo scrittore nuorese l'onore di calpestare per primo il legno scenico ed evocare dalle sue pagine i personaggi. È salito anche il regista e ha chiamato gli interpreti: Maria Grazia Bodio, Lia Careddu, Corrado Giannetti, Paolo Meloni, Isella Orchis, Cesare Saliu, Marco Spiga, Maria Grazia Sughi e Luigi Tontoranelli. Con i costumi di Barbara Petrecca.
Un via (e vai) di prove. Recitazione e canto, con le musiche di Mario Borciani. Prove interrotte da urgenti osservazioni e divagazioni pratiche di “ballu torrau”: solo un gioco del dietro le quinte, prima dell'esito scenico. Davanti, probabilmente, un po' di perplessità. Lecita, per la scelta coraggiosa di rendere teatralmente la musicalità acquosa e le allitterazioni del testo. Un compito arduo per De Monticelli, dato che “il teatro è anche parola, ma non è facile trasportare questa parola” ed è impegnativo “cercare i corrispettivi di questi ritmi d'acqua”. Dietro le quinte anche Fois: davanti a una sua opera che diventa musical, forse dovrebbe essere spaventato. «All'inizio moltissimo, ho pensato che fossero matti», ha raccontato: «Ma non sono uno che si fa prendere dall'angoscia e sono fiero che questo sia un prodotto del Teatro di Sardegna, senza la guest star di turno». O forse qualche paletto l'ha messo. «Tendenzialmente no. Ho chiesto solo che non venisse meno la condizione prima del romanzo, una condizione sull'infanzia dolorosa. La mia idea è che un po' di tradimento è il lasciapassare necessario. Paradossalmente è proprio questo rovesciamento che riporta al libro, al Novecento di Nuoro». Quanto alle differenze tra letteratura e resa teatrale? «In scena è più malinconico che triste, mentre nel romanzo succede il contrario».
Sipario alle 21. Repliche domani (alle 17 e alle 21), venerdì 11 (17 e 21), sabato 12 (alle 21). Si chiude domenica 13, alle 19.
MANUELA VACCA
09/12/2009