GIOVEDÌ, 03 DICEMBRE 2009
Pagina 1 - Cagliari
Dal 1988 abbiamo chiesto che venissero demolite le vecchie strutture per sostituirle con manufatti in legno
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Loro, i titolari dei baretti, puntavano molto sull’approvazione del piano di utilizzo del lungomare (Pul). Ma il sindaco Emilio Floris, accogliendo le richieste di parte della maggioranza, ha invitato l’assemblea a rimandare il sì al Pul: per permettere al Comune di dialogare con la Regione per rivedere le norme. Il tutto per permettere al Comune - ha spiegato il primo cittadino - di avere regole più funzionali a un utilizzo della spiaggia, che si sviluppa lungo l’arco di tutto l’anno.
Questa situazione, però, non va affatto bene a una parte (nove) dei titolari dei chioschi, quella consorziata in Poetto Services, che teme che questa scelta apra a un lungomare con «dieci ristoranti di lusso, da cui i locali saranno esclusi», come ipotizza Sergio Maxia a nome del consorzio. Per la maggior parte dei titolari dei baretti, infati, «il danno maggiore è la mancanza di normative». Ed è da qui che deriva tutto. «Certo - continua - anche noi abbiamo le nostre responsabilità: l’aver chiuso con vetrate parte del perimetro o, dopo le due mareggiate che hanno distrutto i baretti, aver ripristinato senza licenza edilizia... Ma da sempre, dal 1988, abbiamo presentato un progetto in cui si chiedeva la demolizione per poi poter ricostruire con strutture lignee».
Lo stato dell’arte parla oggi di un’ordinanza di demolizione partita dagli uffici dell’edilizia privata del Comune per mancanza, appunto di concessione edilizia. «Sì, è vero - cotinua Maxia - dal 1988 siamo senza questo tipo di concessione, pur avendo tutte le altre. Allora venne preannunciato il Pul, ma realizzato solo nel 1999 con la Giunta Delogu». Solo che, dovendo il piano essere approvto dalla Regione, questo ebbe il sì dell’ufficio a tutela del paesaggio e il no dell’assessorato all’Urbanistica. Poi nel 2002 la commissione edilizia del Comune disse sì alla demolizione e ricostruzione. Ma tutto si fermò. Nel 2006 arrivarono le norme regionali e nel gennaio del 2008 la commissione comunale all’Urbanistica chiese alla Giunta di rivedere con la Regione le norme per adattarle a Cagliari. Ma non si fece niente. «E ora ci sarà la demolizione - sottolinea Maxia - che noi chiediamo da 21 anni (non domandiamo sanatoria), ma senza la possiblità di ricostruire perchè ancora non ci sono le regole».