Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Gilberto Gil, la magia di una voce avvolgente che arriva da lontano

Fonte: La Nuova Sardegna
2 dicembre 2009

MERCOLEDÌ, 02 DICEMBRE 2009

Pagina 41 - Cultura e Spettacoli



L’ambasciatore della musica brasiliana nel mondo ha carisma da vendere e lo dimostra anche a Cagliari



Con lui sul palco il figlio e il grande Jaques Morelenbaum

GABRIELE BALLOI
CAGLIARI. È giusto un’idea, soltanto un’immagine suggestiva, un po’ come quelle suggerite dalla celebre «One of us» di Joan Osborne (che Finardi traduce «E se Dio fosse uno di noi»): perchè a sentirlo fischiettare, e in moltissime sue canzoni lo fa davvero bene (quasi uno strumento a parte), ci piace pensare che Dio lo farebbe esattamente come Gilberto Gil. Gil. Sarebbe un vecchio signore coi capelli grigi, che si siede, imbraccia la sua chitarra.
Poi, con voce calda, pastosa e avvolgente - una voce che in realtà è tante voci in una sola - ci racconterebbe glorie e miserie di questo strano mondo. Proprio lui, così umile e umanissimo nel porsi, pur essendo osannato da pubblico e critica, pur avendo ormai 51 album all’attivo, 12 dischi d’oro, 5 di platino e 7 Grammy Awards, per 4 milioni di dischi venduti in quarantasei anni di carriera. Lui, che ne ha passate e viste tante, che con Caetano Veloso fu fautore in Brasile di importanti cambiamenti, di movimenti sociali, culturali e politici che gli costarono la prigione, e successivamente l’esilio a Londra dal’68 al’72. Lui, che per cinque anni è stato Ministro della cultura nel governo di Luiz Inàcio Lula da Silva, e che oggi ancora porta avanti il suo impegno umanitario, civile ed ambientale. Nato a Salvador di Bahia nel 1942, l’ambasciatore della musica “tropicalista” è davvero un personaggio immenso. Ha carisma da vendere già dalla prima canzone «Flora», nome di sua moglie. Ammetterà sorridendo: «Per lei in effetti ne ho scritto anche molte altre». Così, appena inizia, subito si resta ipnotizzati dall’atmosfera suadente che sul palco del Comunale riesce a creare perfino da solo.
È l’ultimo appuntamento “Off Expo” che suggella lo European Jazz di quest’anno; ma in realtà, ci sono pure il figlio Bem Gil (chitarra e percussioni) e, per la prima volta assieme a lui, il rinomato violoncellista, produttore, compositore e arrangiatore Jaques Morelenbaum, apprezzato a livello mondiale anche per le collaborazioni con Veloso, Jobim, Sakamoto, Byrne e tanti altri.
«The String Concert», a cui dà luogo l’eccezionale “Gilberto Gil Trio”, si rivela perciò un raffinatissimo evento, un’occasione unica per ascoltare in versione acustica tutti i successi più grandi di Gil. Una splendida antologia che è quasi come un discorso, in cui Gil ci racconta l’amore (quello romantico e quello fraterno), il dolore e la gioia, la miseria e la crudeltà, la saudade (ovvero la nostalgia per la terra natale), l’umanità e la disumanità.
Con la sua voce, estremamente duttile, riesce a rendere ogni cosa con la giusta nuance. Sa essere stridula e graffiante, pungere con sarcasmo, per poi tornare limata e corposa in altri brani; quando fischietta, invece, è davvero come se un quarto strumento si aggiungese alla formazione, tracciando la melodia con poetico mood. Talvolta usa il registro più grave della sua vocalità (quasi da “basso profondo”), ed è praticamente un secondo violoncello o un contrabbasso dal timbro scurissimo, cupo. Oppure grida in falsetto, in maniera personalissima e pare un uccello tropicale che intona il suo canto disperato e sublime al cielo, forse a Dio.