MERCOLEDÌ, 02 DICEMBRE 2009
Pagina 11 - Sardegna
L’emendamento giudicato inammissibile, ma Calderoli avverte: «Ci riprovo subito»
Solo in Sardegna salterebbero più di 3 mila posti
FILIPPO PERETTI
CAGLIARI. Il governo Berlusconi vuole tagliare le «poltrone» di giunte e consigli comunali e provinciali, ma l’operazione è stoppata (per ora) dalla Camera. In Sardegna salterebbero 900 assessori e 1.300 consiglieri. Gli enti locali, pur favorevoli a un dimagrimento, protestano.
Nella manovra finanziaria in discussione alla Camera, il governo ha presentato alla commissione Bilancio quattordici emendamenti, dodici dei quali dichiarati inammissibili per ragioni procedurali. Tra questi, c’è il taglio alla rappresentanza politica negli enti locali: meno 24 per cento di consiglieri comunali, meno 18 per cento di consiglieri provinciali, meno 41 per cento di assessori comunali, meno 26 per cento di assessori provinciali. Per le Comunità montane, via alla possibilità di soppressione da parte delle Regioni dal 2010 e in ogni caso stop dei finanziamenti statali.
Presentato dal ministro leghista Roberto Calderoli, responsabile della Semplificazione amministrativa, la proposta è stata stoppata dal presidente leghista della commissione, Giancarlo Giorgetti. Calderoli, pur non apprezzando, non ha però rinunciato: «Andiamo avanti, stiamo preparando un nuovo testo e lo presenteremo». Dovrà però rinunciare a qualcosa: intanto al taglio dei compensi dei consiglieri regionali (delle Regione ordinarie) perché questo punto è stato giudicato incostituzionale dalla commissione; e poi al grosso del risparmio di questa operazione. Infatti, la commissione ha rilevato che il taglio è una riforma ordinamentale e va pertanto fatto con una legge ad hoc, mentre sarebbe ammissibile come operazione finanziaria ma solo per il 2010. E per l’anno prossimo, l’emendamento Calderoli prevede un risparmio di 20 milioni di euro, mentre sale a 115 milioni per il 2011 e a 165 milioni per il 2013 in quanto alcune azioni, come lo stop al finanziamento statale delle Comunità montame, non sarebbe immediato.
In Sardegna i Comuni sono 377, la maggior parte (261) con meno di tremila abitanti: in queste realtà i consiglieri comunali sono 12 e gli assessori non possono essere più di 4. Con la riforma Calderoli, i consiglieri scenderebbero a 9 e gli assessori sararebbero dimezzati: il che significa che le giunte sarebbero (sindaco compreso) di 3 persone.
Stessa percentuale ma tagli numericamente più consistenti nei Comuni maggiori, soprattutto nelle principali città capoluogo di Provincia dove attualmente i consiglieri municipali sono 40. Un numero giudicato eccessivo dalle stesse associazioni degli enti locali per i centri che superano ma non di molto i 30 mila abitanti. L’Anci ricorda però che due anni fa ha presentato una proposta complessiva per ridurre le rappresentanze politiche con un’operazione da realizzare dopo un confronto e non con un blitz.
Gli enti locali non ci stanno a essere indicati come i responsabili dell’alto costo della politica. Il direttore di Anci Sardegna, Umberto Oppus, che è anche sindaco di Mandas, fa un esempio: il risparmio annuale che l’emendamento Calderoli realizzerebbe in cinque piccoli Comuni sarebbe pari allo stipendio mensile di un solo consigliere regionale. «E bisogna considerare - aggiunge - che nei centri minori gli assessori non fanno solo lavoro politico, in moltissimi casi sono chiamati ad operare attivamente proprio per sopperire alla mancanza di personale. Altro che sprechi, lo Stato ha altri posti da mettere sotto la lente di ingrandimento per realizzare un risparmio».
Le associazioni degli enti locali non si sottraggono al confronto. «Noi stessi - dice - suggeriamo degli interventi di razionalizzazione, ma lo Stato e la Regione non ci stanno a sentire e sfornano di continuo leggi che hanno, per l’attuazione, sempre soggetti diversi a seconda che si tratti di energia, di industria o di agricoltura». Un’altra forma di risparmio sarebbe quella di ottimizzare i servizi amministrativi, in modo da «liberare energie le azioni dirette ai cittadini».
Calderoli non ha intenzione di mollare la presa. Lo scontro tra i diversi livelli istituzionali si riapre.