Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, da Roma alt al cantiere

Fonte: La Nuova Sardegna
30 novembre 2009

SABATO, 28 NOVEMBRE 2009

Pagina 2 - Fatto del giorno



Il Consiglio di Stato si sarebbe pronunciato contro i nulla osta del Comune



La sentenza non è stata ancora depositata ma sarebbe favorevole alla Sovrintendenza

MAURO LISSIA
CAGLIARI. Il colle di Tuvixeddu potrebbe essere salvo: la sesta sezione del Consiglio di Stato ha accolto il ricorso dell’avvocatura generale e ha annullato la sentenza del Tar Sardegna del 20 aprile scorso con la quale i giudici amministrativi avevano dato il via libera agli ultimi due nullaosta concessi dal Comune di Cagliari a Nuova Iniziative Coimpresa, quelli che la sovrintendenza ai beni architettonici e ambientali aveva annullato a settembre del 2008.
I giudici di palazzo Spada hanno ascoltato nell’udienza del 24 novembre scorso le ragioni dell’avvocato dello stato Sergio Sabelli e quelle dei legali del gruppo Cualbu, gli avvocati Pietro Corda e Antonello Rossi. Si sono riservati la decisione, come sempre accade nel corso delle sessioni d’udienza a Roma. Poi però la notizia del verdetto favorevole per la sovrintendenza è trapelata attraverso i consueti canali ufficiosi ed è arrivata in Sardegna. Perché storici, ambientalisti e intellettuali cagliaritani possano gioire bisognerà però attendere il deposito della sentenza, tra due o tre settimane. Se l’esito del giudizio d’appello verrà confermato il piano di edificazione del gruppo immobiliare correrà il rischio di naufragare. Le due autorizzazioni firmate dal Comune il 25 agosto 2008 davano l’ok a un grande complesso edificato con nove unità abitative in tre corpi di fabbrica e ad altre diciotto in nove strutture più una grande residenza unifamiliare, per un totale di 14.630 metri cubi su un’area molto estesa del colle, con vista sulla necropoli punica. Coimpresa è impegnata nella costruzione di alcuni palazzi su via Is Maglias, ma quella che nel progetto viene indicata come unità insediativa E3 rappresenta il cuore del lussuoso quartiere del quale è cominciata proprio in questi giorni la commercializzazione, con una grande campagna pubblicitaria. Bloccare questa frazione del piano significa pregiudicare il progetto, già messo a rischio dalla procedura di vincolo che la sovrintendenza ai beni culturali ha avviato per le aree pubbliche di Tuvixeddu, compreso il canyon artificiale dove dovrebbe passare la strada d’accesso al nuovo quartiere.
Contro quell’iniziativa i legali del gruppo Cualbu hanno ricorso al Tar insieme a quelli del Comune, ma se le informazioni ufficiose arrivate da Roma trovassero conferma il costruttore sarebbe davanti alla più brutta delle gatte da pelare. Bocciati i due nullaosta finali, si tratterebbe di riaprire la procedura autorizzatoria ma secondo le indicazioni del Consiglio di Stato. Una su tutte, che ricalca le motivazioni con cui l’allora sovrintendente Fausto Martino aveva bocciato le autorizzazioni giudicandole affette da un “vizio esiziale”: prima di firmarle, il Comune avrebbe dovuto trasmettere la pratica alla sovrintendenza ai beni architettonici, il cui parere è indispensabile - come ha ribadito l’avvocato Sabelli - per rendere efficace il nullaosta. In questo caso, a leggere il ricorso dell’avvocatura generale dello stato, non solo sarebbe mancata la richiesta del parere, ma non risulterebbe traccia di alcuna documentazione tecnica sulla parte di progetto oggi contestata. Come dire: il sovrintendente Martino sarebbe rimasto all’oscuro di quanto Coimpresa intendeva e intende fare su Tuvixeddu, malgrado fosse proprio il suo ufficio quello demandato a esercitare il potere di controllo e di verifica. Sabelli peraltro, nel suo ricorso di ventotto pagine in cui si fa riferimento a «numerosi profili di illegittimità», punta il dito su altri aspetti della controversia e mette ancora una volta l’accento su un problema ignorato nei pronunciamenti giudiziari precedenti, quello che rappresenta il cavallo di battaglia delle associazioni ecologiste impegnate da anni nella difesa del colle punico: l’entrata in vigore del codice dei beni culturali e del paesaggio ha cambiato radicalmente la valutazione sull’impatto degli interventi edificatori in aree sensibili. Se le norme precedenti tendevano a tutelare il luogo, quelle in vigore difendono il paesaggio nella sua interezza e complessità naturale. Ora però si tratta di capire quali punti abbiano convinto i giudici di Roma a fermare i nullaosta per Tuvixeddu: forse gli errori commessi - secondo l’avvocato Sabelli - dal Tar Sardegna nella sentenza di aprile. Forse l’assenza di quel passaggio di documenti che ai comuni mortali può sembrare una formalità ma che in un giudizio amministrativo diventa decisivo.