Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Servono politici di ben maggior qualità

Fonte: L'Unione Sarda
30 novembre 2009

Celebrazioni. Padre Federico Lombardi a Cagliari per i 450 anni della presenza dei Gesuiti nell'isola

Ma la Chiesa parla non soltanto all'Italia E non dimentica gli oppressi e gli emarginati

Ha l'abitudine di confrontarsi con il mondo, perché accompagna il Papa in tutte le sue visite fuori d'Italia e perché dirige la sala stampa e la Radio Vaticana, che raggiunge praticamente l'intera umanità con programmi in quaranta lingue. E infatti padre Federico Lombardi, 67 anni, piemontese di Saluzzo, non nasconde di «irritarsi un po' quando i giornalisti italiani tentano di interpretare in chiave esclusivamente nazionale i messaggi e le encicliche del Papa».
L'idea che Benedetto XVI possa essere tirato per la tonaca da questo o quello schieramento politico non piace a Lombardi, ieri a Cagliari per celebrare insieme a padre Enrico Deidda e a tanti allievi della Congregazione mariana (dopo il Concilio Comunità di vita cristiana) i 450 anni della presenza dei gesuiti in Sardegna. Già, perché padre Lombardi non è soltanto un importante voce del Vaticano, ma un uomo di punta della Compagnia di Gesù fondata da Ignazio di Loyola, della quale è stato il provinciale in Italia. E continua a ragionare con la mente aperta di un gesuita che si interessa delle cose di Cagliari e della Sardegna come quelle dell'India, della Cina, del Medio Oriente. I gesuiti, d'altronde, sono ventimila in tutto il mondo, e appena 800 sono in Italia.
Si parla dunque nella sacrestia della chiesa di San Michele delle aggressioni e dei massacri in alcune aree dell'India, delle difficoltà di dialogo con le autorità di una Cina dove un gesuita sardo, Luca Uggias, aspetta il via libera per entrare, mentre altri suoi confratelli si aprono la strada attraverso iniziative culturali.
Padre Lombardi racconta di una Compagnia di Gesù che tenta tutte le vie del dialogo, allarmata per il crescente integralismo indù e musulmano ma anche «di un certo fondamentalismo cristiano». Non gli piacciono quei predicatori integralisti che chiudono le porte al dialogo. E in fondo non gli piace neppure la teoria della reciprocità : «Cristo portava e porta un linguaggio di amore e di apertura agli uomini, e mica il suo messaggio chiedeva o chiede la reciprocità anche se capisco che gli Stati e le istituzioni hanno posizioni diverse».
Uomo aperto al dialogo anche con quei giornali e giornalisti pregiudizialmente ostili alle posizioni della Chiesa, parla con grande stima e affetto di Benedetto XVI, un Papa che lui definisce gentile, disponibile ad ascoltare, solare come si rivelò a Cagliari un anno fa. E conferma le preoccupazioni del pontefice per il relativismo, il soggettivismo, la sua pressante esigenza di dare ai giovani «punti di riferimento solidi in questa epoca di emergenza educativa».
«Non è vero - replica a una domanda- che il papa abbia promosso una clericalizzazione della Chiesa, puntando sulla centralità di vescovi e clero ai danni del laicato cattolico. Al contrario, oltre all'impegno mostrato nelle Giornate della Gioventù, Benedetto ha rilanciato anche da Cagliari l'esigenza di una formazione più solida dei laici impegnati in politica. È irrilevante che fosse presente in quell'occasione Silvio Berlusconi, il papa parla al mondo. Ciò ribadito, è vero che in Italia c'è un problema forte di qualità dell'impegno politico e di entusiasmo e motivazione dei cristiani. «C'è un po' di scoraggiamento e stanchezza - puntualizza padre Lombardi - e occorre domandarsi come e dove si può agire per cambiare la situazione e dare un tono più alto all'impegno politico».
Così si esprime, con grande eleganza e senza limitarsi al recinto italiano («c'è un problema serio di qualità dell'impegno dei cristiani anche nei Paesi ex comunisti») il microfono del Papa, nipote di quel Riccardo Lombardi chiamato nel dopoguerra il microfono di Dio per le sue sfide pubbliche nelle piazze del 1948 ai dirigenti del Pci e del Psi.
Parla a tutti gli uomini il direttore di Radio Vaticana, non chiude la porta a nessuno, neppure a divorziati e omosessuali («va esplorata in profondità la dimensione umana anche in questi casi») sui quali ribadisce comunque le posizioni di chiusura della gerarchia.
Ma è sul magistero di Benedetto XVI che i giornalisti e anche uomini della Congregazione come l'ex sindaco di Cagliari Ninni Giua insistono. E qui padre Lombardi può senza difficoltà affiancare il suo ruolo di servus Jesus con quello di braccio destro del papa sull'informazione. «Il pontefice punta moltissimo nelle sue encicliche sulle virtù teologali, ma si è espresso con forza anche sull'impegno sociale, il dialogo con le altre religioni, i drammi creati dalla globalizzazione, la povertà e la miseria, lo sviluppo tecnologico e il rispetto dell'ambiente».
Non parla del caso Boffo-L'Avvenire («le mie risposte potrebbero essere male interpretate»), non parla di politica italiana, ma su un punto si rivolge anche agli allievi di sempre e all'assessore regionale alla Cultura Lucia Baire riuniti a partire dalle 19,30 in via Ospedale: «Nei 110 Paesi in cui opera la Compagnia di Gesù fa ciò che la Chiesa le richiede: si occupa di fede e cultura, fede e scienza, ma anche di fede e giustizia. In un mondo così ricco di conflitti, di povertà e di emarginazione un grande corpo apostolico come la Compagnia non può sentirsi estraneo alle tensioni dell'umanità». Un po' come Radio Vaticana, che si occupa, purtroppo non in grande compagnia, delle guerre dimenticate, dei popoli oppressi ai quali i padroni dell'informazione a livello planetario non danno voce. Insomma, per dirla con padre Lombardi, non c'è fede senza giustizia.
GIANCARLO GHIRRA

28/11/2009