Le linee di indirizzo venute fuori dal dibattito interno
Il chiosco simile ai casotti dove comprare una bibita o un panino e tutt'al più un'insalata? Carino, ma superato. Perché «i cagliaritani chiedono altri servizi». Concessioni stagionali per stabilimenti balneari da smontare a fine ottobre e da rimettere in gara anno per anno? Nessun imprenditore investirebbe.
Su questi argomenti la commissione urbanistica ha ragionato dalla fine del 2006, cioè da quando è entrato in vigore il Ppr, a tutto il 2007. Un ragionamento che ha coinvolto la Giunta ed i concessionari, che da anni chiedono regole certe (e nel frattempo infrangono quelle esistenti). Dal dibattito in commissione è scaturito un documento di indirizzo che l'esecutivo non ha recepito se non in minima parte.
IL DOCUMENTO L'atto dei commissari tiene conto di una costante tendenza a «un nuovo riappropriarsi del litorale, non solo nel periodo estivo». Per questo, secondo i consiglieri, «è necessaria una diversa pianificazione che renda coerente l'utilizzo della spiaggia con le attività culturali e di svago, con la fruizione del bene paesaggistico, con la quotidianità delle attività legate alla ristorazione ed alla ricettività turistica, con le residenze che si affacciano sul litorale, con la nuova viabilità alleggerita dalla funzione di attraversamento e riorientata alla fruizione locale».
Il riferimento alla quotidianità non è casuale. Perché la commissione prende atto del fatto che le attività produttive, dagli stabilimenti ai chioschi, sono «parte integrante del valore della spiaggia» e della «vita dei cagliaritani». Per questo è stato un errore limitarsi «ad un mero recepimento delle normative regionali per scrivere un Pul insufficiente a rispondere ai bisogni della città», come ha rilevato il presidente Massimiliano Tavolacci.
Del resto, scrivono i commissari «le norme contenute nelle direttive emanate dalla Regione sono state predisposte per garantire la conservazione e la tutela degli ecosistemi locali costieri, per l'armonizzazione dello sviluppo sostenibile di tali territori, per la riqualificazione ambientale delle aree compromesse da interventi antropici invasivi ed incoerenti». E per questa ragione «non riescono ad intercettare le problematiche legate alla singolarità caratteristica del Poetto». Che, appunto, è un quartiere ricco di servizi. Da regolamentare e organizzare.
«TRATTATIVA CON LA REGIONE» Da qui la necessità di una ulteriore interlocuzione con la Regione, «allo scopo di riconsiderare i limiti imposti dalle norme vigenti... non per superare le norme regionali ma per un loro arricchimento».
L'obiettivo è scongiurare «una nuova desertificazione nei mesi invernali e una assenza di servizi anche nei mesi estivi, come accadeva negli anni '80».
Concretamente, la commissione - in accordo con i gestori - chiede concessioni più lunghe, la possibilità di fare piccola ristorazione in laboratori di 140 metri quadri (più gli spazi per i servizi), di fare musica e intrattenimento, chiede la possibilità di commercializzare prodotti attinenti alla balneazione, dalle creme solari agli occhiali, dagli asciugamani ai racchettoni «che al momento, paradossalmente, sono riservati ai venditori abusivi, che così verrebbero ridimensionati».
POETTO DIVISO Sul piano delle attività ammissibili, tuttavia, la commissione divide in due il Poetto: da una parte, quella a ridosso del centro abitato (tra Marina Piccola e la quinta fermata), la ristorazione. Più avanti, nella parte non abitata, le attività di intrattenimento. Un modo «intelligente di dislocare le attività, che tiene conto della situazione esistente e delle esigenze della città». (f.ma.)
26/11/2009