GIOVEDÌ, 26 NOVEMBRE 2009
Pagina 3 - Fatto del giorno
La Regione mette in bilancio più di un miliardo che lo Stato non ha stanziato
ALFREDO FRANCHINI
CAGLIARI. La Finanziaria 2010 arriva in Consiglio mentre sull’isola incombe la crisi più grave del sistema industriale e mentre un centinaio di sindaci protesta davanti al Palazzo per i tagli ai bilanci comunali. Di tutto questo non può non tenere conto il provvedimento approvato in Commissione Bilancio il cui presidente, Paolo Maninchedda, si appella alla responsabilità. La lunga marcia in aula s’è iniziata ieri nella speranza che non si ripeta l’eterno iter che contraddistingue tutte le leggi Finanziarie quando si costituisce il «mercato degli emendamenti» in cui trovano spazio gruppi d’interesse, lobby e clientele. Il relatore di maggioranza, Maninchedda, è chiaro: «La situazione è aggravata da un sistema industriale le cui dinamiche sono decise altrove e che necessiterebbero di poteri di cui la Regione non dispone». Il problema è il ruolo del governo. Maninchedda lo solleva per la crisi della grande industria, il Pd per la vertenza delle entrate. Quelle che nei bilanci della Giunta Soru erano «entrate future», oltre un miliardo riferito al 2010, dovrebbero diventare reali. Ma la Finanziaria nazionale, (si veda l’articolo pubblicato sotto) non destina un euro alla Sardegna. Così, a giudizio di Silvio Lai (Pd), il bilancio della Regione sarebbe da riscrivere se non si riuscisse con una vertenza di tutta l’isola a costringere lo Stato a pagare i debiti. Maninchedda ha un’altra idea: «La reazione all’abbandono, ai soldi erogati alle multinazionali mentre fuggono, (Equipolymers) è una: diventare uno Stato indipendente per ricordare all’Europa che siamo in Europa». Magari votando la mozione sull’indipendenza. Nel caso specifico delle entrate «future» le posizioni sono frontali: per il Centrodestra servono le norme di attuazione per il Pd, lo Stato deve pagare un diritto acquisito. Nella relazione di maggioranza viene esaminata la parte delle entrate: un miliardo e trecento milioni in più con il nuovo articolo 8 dello Statuto. Maninchedda aveva già avvisato i capigruppo che per poter erogare la somma «il governo ritiene debba disporre di norme di attuazione che mancano. E su questo le forze politiche devono fare una scelta: contestare oppure no la necessità delle nrome di attuazione tenendo conto che ciò che viene sancito da tali norme è più stabili perché non modificabile di ciò che potrebbe essere erogato attraverso un banale protocollo di intesa». Non è tutto, l’ultimo ostacolo è il Patto di stabilità. «Per poter aumentare la spesa trasferendo ai sardi quanto pattuito, il governo deve avere a sua volta nuove entrate in aumento». La conclusione del relatore di maggioranza è amara: «Al momento dell’accordo il governo ha firmato un pagherò, o, se volete, un assegno scoperto».
Per la maggioranza ci sono importanti novità sullo sviluppo: «Si punta sull’imprenditoria locale, sul suo sapere e sul suo saper fare. Sono modificate le norme su programmazione negoziata, welfare e rilancio delle aree di crisi. Ed è per questo che cambia la natura della Sfirs, allontanata dalle banche e avvicinata alle imprese».