Il caso. Le reazioni all'intervento del ministro Rotondi: il pasto blocca la produttività
Coro tra i lavoratori: stacco necessario
«La pausa pranzo ideale? Mezz'ora». Ada Lai , dirigente-manager del Comune di Cagliari, coglie al volo il dibattito aperto dalle dichiarazioni di Gianfranco Rotondi. Il ministro per l'Attuazione del programma, l'altro giorno, ha confessato che, da molti anni, salta il pranzo, cercando proseliti tra i colleghi («Chiudiamo la buvette») e sostenendo che lo stacco brucia le ore in cui mentalmente si è più produttivi. L'Italia è divisa.
AL COMUNE «Da noi c'è una pausa di un'ora, che era stata già ridotta. Di meno, per legge, non possiamo fare», spiega Ada Lai. «Ma, tra i 1.800 dipendenti del Comune, solo in pochi tornano a casa: finirebbero per giocarsi la pausa nello spostamento in auto». Il Comune offre buoni pasto da 7 euro per i suoi dipendenti, che in tanti consumano nei locali attorno agli uffici. Ma, per molti, la soluzione è il bar interno. «Il mio pranzo? Pasta e cappuccino in ufficio. E approfitto per controllare la posta. Con la flessibilità, una pausa pranzo di mezz'ora consentirebbe di andar via prima. Chissà che l'iniziativa del ministro», aggiunge Ada Lai, «non attivi un processo che porti la società tutta - a partire dagli asili e dalle scuole - a rimodulare gli orari e a regalare alle famiglie mezz'ora in più per stare insieme».
UN «NO» SECCO «Non bastava il ministro Brunetta», dice subito Giulio Melis , presidente di Intercral Sardegna (realtà che rappresenta 30 mila famiglie). «Eliminare la pausa pranzo, come sento dire dal ministro Rotondi, è una sciocchezza. Ognuno ha il suo metabolismo. E poi», aggiunge Melis, che lavora in banca, «ci si è sempre organizzati in base ai turni senza alcuno scompenso per i servizi all'utenza. E poi se non stacchi non riparti».
IL SELF SERVICE I numeri della Corisar, nella zona industriale di Elmas, dimostrano che l' appetito non è tramontata. «Tra le 12 e le 14.45 serviamo in media al self service 700-800 pasti al giorno», racconta Tore Calledda . «Accettiamo tutti i ticket, molti clienti arrivano da Cagliari: banche, uffici comunali». La scelta è ampia, la spesa media è intorno agli 8 euro, ma con 10,50 si fa un pranzo completo con le pietanze più costose. Una curiosità: tra i commensali non c'è Calledda. «Ho necessità di staccare, per pranzo torno a casa. Saranno tre quarti d'ora, ma sono necessari». La Corisar, con il servizio catering, sforna ogni giorno anche 3.500 pasti per varie attività nel Cagliaritano.
L'INDUSTRIA Tra le grandi imprese industriali, una delle mense più affollate («Il servizio, gestito da una ditta esterna, con 18 persone in stabilimento, esiste da sempre», spiegano) è quella della raffineria Saras di Sarroch, con 700 persone che si alternano tra le 11.30 e le 14. «Per accordo sindacale, la durata della pausa pranzo è di mezz'ora, da aggiungere alle 8 ore lavorative». Alla Saras fanno sapere che «il menu offre ogni giorno diverse pietanze tra una vasta scelta di 4 primi, 4 secondi, contorni vari di verdura e formaggi, frutta, yogurt acqua e bibite». Al bando, manco a dirlo, gli alcolici. «Si tiene conto anche di chi ha problemi di intolleranze, come la celiachia. E c'è la possibilità di scegliere cibi ipocalorici per chi vuole seguire una dieta. Vengono utilizzati prodotti sardi soprattutto sul fresco, frutta, verdura, formaggi, ma anche acqua e olio».
GLI AGRICOLTORI Un punto, quest'ultimo, molto caro alle imprese agricole. «La pausa pranzo sul lavoro, in mensa, al ristorante, ma anche in ufficio con il pasto portato da casa, segna ormai una sconfitta per il fast food», dice Raffaello Betti, direttore di Coldiretti Sardegna. «A tutto vantaggio, sempre più spesso, di una ricca insalata, magari accompagnata da un frutto».
L'ALIMENTAZIONE Il primario emerito del servizio di Diabetologia e Malattie metaboliche al San Giovanni di Dio di Cagliari, Mario Manai (sta anche curando con la Camera di Commercio un menu con gli apporti nutrizionali delle pietanze), bolla come «diseducativa» la trovata del ministro Rotondi. «Non scherziamo con l'alimentazione. Il pranzo va fatto, è anche l'occasione per staccare, un'esigenza fisica e mentale. Certo, senza abbuffarsi, tenendo sempre conto dell'apporto medio di 2 mila calorie al giorno». Mario Manai approfitta per lanciare un appello: «Non rinunciate alla colazione, uno dei tre pasti principali della giornata. Deve coprire il 20-25% del fabbisogno calorico giornaliero. Cosa mangiare? Una tazza di latte, anche con un caffè». Ma il professionista, cultore del modello alimentare sardo, offre anche un'alternativa. «Una bella fetta di pane pistoccu , che ha molte fibre, con marmellata senza zucchero aggiunto. Ma l'ideale sarebbe spalmarci sopra qualche cucchiaino di miele sardo».
EMANUELE DESSÌ
25/11/2009