Piccola città
Claudio Cugusi
Se vi piacciono i pollai e non avete voglia di fare tanta strada potete prendere una boccata d'aria in piazza Yenne: l'odore che si respira sotto le fronde è identico a quello delle più fetenti fattorie, grazie al corposo e frequente apporto degli storni. Che con le loro produzioni maculate punteggiano, con eleganza e mira precisa, soprabiti ma anche teste e cofani. È il loro modo di dimostrare affetto alla città, ognuno fa quel che può: anche gli storni fanno: ogni giorno e pure in quantità. Le soluzioni a questo enorme problema dell'umanità sono possibili ma curiosamente non nascono da sole: richiedono persone che prendono decisioni e le attuano. Come è stato un anno fa in viale Trieste: sui cestelli delle gru, gli operai mandati dal Comune hanno potato gli alberi e gli uccellini hanno smesso di parquettare di guano i marciapiedi e le auto. Finite le piogge acide sono finite anche le petizioni dei residenti. Oppure, come soluzione alternativa dotata di un certo cromatismo si può adottare il cosiddetto “pannolone Tocco”, dal nome del cavaliere senza macchia di Sant'Avendrace che si adoperò, alcuni anni fa, per far imbustare con un'enorme rete di tela verde un albero di viale Sant'Avendrace dove gli storni avevano aperto un centro sociale. Pannolone o motosega: tutto è buono. Basta fare in fretta senno' di questo passo anche Carlo Felice sarà bombardato: davanti ai nobili non è educato fare certe cose esageratamente plebee. Figuriamoci sopra. *Giornalista