SABATO, 21 NOVEMBRE 2009
Pagina 11 - Sardegna
La società ha i conti in rosso e il decreto Ronchi può aprire spazi per la privatizzazione dell’acqua
«Servono 40 milioni da inserire nella Finanziaria a favore dei Comuni»
ALFREDO FRANCHINI
CAGLIARI. Il decreto Ronchi che introduce la «liberalizzazione» dell’acqua potrebbe costituire una sorta di cavallo di troia per arrivare a privatizzare anche Abbanoa. Il Pd sardo ha denunciato ieri il pericolo facendo presente che la questione acqua non è né di destra, né di sinistra e pertanto sarebbe opportuno difendere il bene pubblico con tutte le armi che ha una Regione Autonoma. Tesi sostenute in una conferenza stampa dal segretario del Pd, Silvio Lai, e dal capogruppo Mario Bruno.
«Abbanoa deve essere ricapitalizzata entro la fine dell’anno», ha spiegato Silvio Lai, «la Giunta Cappellacci non può lasciare che la società in house fallisca, perché questo aprirebbe la strada alla privatizzazione dell’acqua. L’Autorità d’Ambito è commissariata da troppo tempo ed è evidente che l’intenzione del centrodestra all’atto del commissariamento non era quella di arrivare alle elezioni per il rinnovo dell’assemblea dell’Ato ma di trasformare di fatto la società in un ente regionale».
Certo i numeri non sono buoni per Abbanoa che ha un forte deficit finanziario e patrimoniale stimato dai 200 ai 240 milioni di euro. Ma questo è dovuto in buona parte al pregresso e se si condidera che l’84% dei soci è rappresentato dai Comuni si capisce che la Regione deve intervenire.
Per Mario Bruno, capogruppo del Pd in Consiglio regionale, «la Giunta sta disattendendo quanto previsto dalla Finanziaria 2009. Ancora non sono stati trasferiti ai Comuni i sette milioni di contributo straordinario per la gestione dell’Autorità d’ambito in finanziaria, è previsto lo stanziamento di 25 milioni di euro in tre anni (oltre ai 7 del 2009, 8 milioni per il 2010 e 10 milioni per il 2011). Considerato che la Giunta Soru aveva previsto un trasferimento ad Abbanoa di 40 milioni, basterebbero altri 40 milioni da inserire in questa manovra finanziaria per sostenere le casse del gestore».
Tra le proposte del Partito Democratico cè la richiesta alla Giunta di presentare ricorso alla Corte costituzionale contro il decreto Ronchi e quella di chiedere la deroga al Decreto stesso, in base al comma 3 dell’articolo 15. «Il testo», ha spiegato Mario Bruno, «consente la deroga all’affidamento ordinario (ai privati) in quei territori con peculiari caratteristiche e economiche, sociali, ambientali e zoomorfologiche. Noi crediamo che la Sardegna rientri a tutti gli effetti nella possibilità di deroga e sollecitiamo la giunta a utilizzare questa opportunità». Le condizioni ci sono, come spiega Silvio Lai: «In Puglia può esistere un mercato - (nonostante ci sia l’acquedotto più grande d’Europa Ndr) - ma in Sardegna non è possibile».
«Nei prossimi giorni», ha poi annunciato l’esponente del Pd Giuseppe Cuccu, «la commissione Programmazione si riunirà, nonostante abbia già dato il via libera alla manovra, per valutare le possibili ricadute del decreto Ronchi sulla Sardegna».
Tutto ruota, ovviamente, sul concetto che l’acqua deve essere considerato un bene di tutti. «Se passasse la privatizzazione», afferma Mario Bruno, «verrebbe meno il principio della tariffa unica». E Abbanoa aveva puntato proprio sulla difesa dei bassi consumi.
In Sardegna, con la tariffa unica e con la necessità di continuare a effettuare investimenti, i privati starebbero attenti ad entrare nel business dell’acqua ma se al primo gennaio Abbanoa non dovesse avere i bilanci in regola, la tentazione di eventuali speculatori potrebbe essere forte. «Abbanoa diverrebbe una preda», ripete Lai. Ed è per questo che la Giunta deve fare presto per allontanare il pericolo di privatizzare i profitti e far pagare i debiti ai cittadini.