Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, si va all’arbitrato

Fonte: La Nuova Sardegna
23 novembre 2009

DOMENICA, 22 NOVEMBRE 2009

Pagina 1 - Cagliari



La Regione vorrebbe chiudere le cause civili e risarcire Coimpresa



Il 24 novembre a palazzo Spada nuovo round tra Sovrintendenza e gruppo Cualbu

MAURO LISSIA

CAGLIARI. C’è una svolta nei rapporti tra la Regione e il gruppo Cualbu sul problema Tuvixeddu: sarà probabilmente un collegio arbitrale a stabilire se Coimpresa è stata danneggiata dalle iniziative legali della giunta Soru, che hanno ritardato l’apertura dei cantieri sul colle.
I tre arbitri dovranno quindi valutare se esista un diritto al risarcimento ed eventualmente quale sarà la somma giusta che la Regione dovrà versare sul conto corrente del privato. In cambio il costruttore rinuncerebbe alla causa civile avviata davanti al tribunale, destinata a durare anni e a provocare costi legali elevati per entrambe le parti. Giuseppe Cualbu, amministratore della Coimpresa, non conferma e non smentisce quanto raccolto dalla Nuova Sardegna: «Non ho alcuna notizia da dare in merito». L’informazione però circola con insistenza e ha trovato altre conferme negli uffici degli enti coinvolti nell’accordo di programma che ha dato il via all’iniziativa edificatoria, il Comune e la Regione. In base alla legge il collegio arbitrale è formato da un rappresentante di ciascuna delle due parti e da un presidente sulla cui nomina dev’esserci il consenso di entrambi, in genere un magistrato o un avvocato dello stato. Il top secret imposto alla trattativa impedisce di risalire ai nomi dei giuristi designati, si sa soltanto che in un primo momento la Regione aveva deciso di offrire l’incarico all’avvocato Ovidio Marras ma poi sarebbe tornata sui propri passi perchè il celebre amministrativista aveva lavorato per il comune di Cagliari in alcune delle cause legate al piano Tuvixeddu. Ora il più gettonato sarebbe un avvocato considerato vicino al centrodestra.
Fin qui le novità. Il resto sono soltanto ipotesi, legate alla volontà espressa più volte dal governatore Ugo Cappellacci di chiudere con un accordo extragiudiziale la durissima controversia Regione-Coimpresa. L’arbitrato sarebbe utile ad archiviare la parte legale, resterebbero però da definire le prospettive del piano su Tuvixeddu. Ed è qui che i punti interrogativi prevalgono sulle certezze: martedì il consiglio di stato esaminerà il ricorso in appello presentato dalla Sovrintendenza ai beni architettonici e ambientali contro l’annullamento deciso dal Tar dei decreti coi quali l’allora sovrintendente Martino aveva bocciato gli ultimi due nullaosta comunali. Poi c’è l’altra vertenza amministrativa sull’avvio della procedura di vincolo riferita al canyon e alle aree comunali - più circa quattromila metri privati - che è già all’attenzione del Tar. Ma al di là dei giudizi, se il collegio arbitrale destinerà un risarcimento congruo all’impresa il gruppo Cualbu potrebbe chiudere la faccenda accontentandosi di quanto è oggi in costruzione. La contropartita, a parte il risercimento economico, potrebbe essere un bene regionale in permuta. Ma di questo scenario, che forse metterebbe la parola fine alla guerra tra enti, ambientalisti, intellettuali e impresa privata, non risulta alcuna conferma. Anche perchè sul caso Tuvixeddu pesa come un macigno l’inchiesta giudiziaria avviata dal sostituto procuratore Daniele Caria, che riguarda le ormai celebri megafioriere costruite come confini del parco archeologico ma senza rispettare le dimensioni stabilite nel progetto esecutivo. Su quest’aspetto della vicenda - gli indagati sono quattro - non c’è alcuna possibilità di sanatoria e l’inchiesta, arrivata ormai alle battute finali, potrebbe far emergere una chiara responsabilità da parte degli uffici tecnici comunali.
L’ultimo capitolo, da collocare in un ipotetico Monopoli tra gli imprevisti, è l’iniziativa dei parlamentari Fabio Granata e Domenico Della Seta, che hanno portato il caso Tuvixeddu davanti all’Unesco, come già aveva fatto a Bruxelles il presidente della Provincia Graziano Milia. Da Parigi arrivano voci positive per chi chiede una tutela completa e definitiva del colle cagliaritano, ma finora alle voci non è seguita alcuna comunicazione. Un eventuale inserimento del colle punico nel patrimonio dell’umanità non avrebbe riflessi sul piano legale, ma rappresenterebbe un grosso ostacolo per il progetto.