Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Al mercato lo sciopero non abbocca

Fonte: L'Unione Sarda
6 giugno 2008

San Benedetto. Pochi banchi vuoti nonostante la serrata dei grossisti in segno di solidarietà con i pescatori

Chiusi il 30% dei box, il pesce arriva coi piccoli armatori
Ieri c'è stata la serrata dei 26 grossisti di viale La Playa, solidali con le marinerie di tutta Europa che protestano contro il caro gasolio.
Il tonno era in frigo da qualche giorno, fresco. Come il polpo, fornito da pescatori subacquei. I ghiozzi sono arrivati da Cabras, come i pesciolini da frittura e qualche quintale di spigole. Le anguille sgusciano in modiche quantità, provenienti dalla laguna di Santa Gilla. Le seppie, pescate al largo del porto di Cagliari, si muovono ancora. Le orate arrivano dalla peschiera di Matzaccara.
Poi c'è la piccola pesca, qualche decina di chili di pesce freschissimo che atterra sui i banchi di marmo grigio e lucido del mercato di San Benedetto tra le 9 e le 10, posato da gente che salpa alle due di notte e non sciopera mai perché se non lavora non mangia. Gente che non ha problemi di caro-gasolio, semmai di sopravvivenza.
Eppure ieri è stata una giornata molto particolare. In sciopero i 26 grossisti di viale la Playa, solidali con le marinerie di tutta Europa che protestano contro gli effetti del prezzo eccessivo del carburante, il 30% dei box è rimasto vuoto. Mancanza di materia prima. «Il problema è che se il gasolio costa troppo la gente compra di meno e tutti ci rimettiamo», spiega Piero Portoghese, grossista storico di viale La Playa.
Anche se avessero lavorato non avrebbero trovato materia prima. Le grandi barche, quelle che pescano a strascico a tre miglia dalla costa e trascinano quintali di pesce verso ogni pescheria dell'Isola, si sono fermate. Blocco totale, volenti o nolenti. «Qualcuno ha tentato di uscire ma è stato bloccato», ha spiegato Piero Strazzera, un altro dei 26 grossisti che ogni giorno mettono in circolo una tonnellata di pesce a testa.
Quindi non c'è pesce fresco, hanno arguito molti consumatori che, appresa la notizia, hanno deciso di disertare il mercato. Invece no. Perché il pesce che troviamo in pescheria ha mille origini. E ieri a San Benedetto, così come nelle pescherie della Grande distribuzione, strapiene come tutti i giorni, è stata fornita la prova. «Il tonno è in cella da una settimana e dura a lungo e buona parte del pesce arriva dall'allevamento di Matzaccara, da Castelsardo, da Cabras», spiegano Piero Ruggiu e Carlo Coiana, leader dell'Associazione dei commercianti del mercato. Ma c'è molta piccola pesca, quella che appassiona i casteddaius veri.
Nando Pani è un socio della cooperativa Sant'Elia, cinque barche che salpano ogni notte alle due e rientrano sei-sette ore dopo. «Sciopero? Ainnoi c'è su famini, ma cali sciopero! . Ogni barca ha tre dipendenti, tutti con famiglia. Una salpata, se va bene, ci rende 50 euro a testa al giorno, tempo permettendo, e si lavora venti giorni al mese. Faccia lei i conti e mi dica se ci possiamo permettere di scioperare». Il loro banco è pieno di occhiate, polpi, seppie, murene. Come quello di Daniele Calabrò, sufficientemente fornito di anguille, murene, muggini.
Domenico Palmas presidia il banco vuoto. Lui si serve all'ittico e pesce non ne ha potuto prendere. «Manca il prodotto fresco», comunica. Che invece abbonda nel grande spazio di Alessio Farci. In parte è pesce che abbiamo in frigo, che rimane fresco per tre-quattro giorni, poi abbondano i ghiozzi dell'Adriatico, le anguille fresche di Santa Gilla». I ristoratori? C'erano anche ieri. Pronti a sequestrare con blitz fulminei mangiatutto e anguille. I clienti, quelli abituati bene, se ne accorgerebbero subito che il pesce è stato pescato il giorno prima.
FABIO MANCA

06/06/2008