MARTEDÌ, 10 NOVEMBRE 2009
Pagina 36 - Cultura e Spettacoli
Il fisico Giuseppe Mezzorani e l’etologo Danilo Mainardi hanno intrigato il pubblico con le loro relazioni
I calcoli per una meridiana e la memoria di un uccellino
ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Il problema centrale era quello di evitare che il meridiano venisse oscurato dalle colonne della navata gotica. E Gian Domenico Cassini ci pensò sù per diversi giorni. Era il 1655.
Cassini era stato chiamato dalla fabbriceria della cattedrale di San Petronio di Bologna. Nella chiesa si dovevano fare alcuni lavori e bisognava realizzare un altro meridiano. In pratica un percorso lineare interno alla struttura che si sviluppa da nord a sud in funzione di un foro per il sole disposto in cima: la luce, se osservata in diverse ore del giorno e in diversi tempi dell’anno, permette di capire molte cose sul sistema solare. Una questione di cui si è parlato ieri mattina nel Festival della scienza che si sta svolgendo a Cagliari nell’ExMa.
Il fisico Giuseppe Mezzorani (docente di particelle elementari) ha mostrato le contraddizioni del clero del tempo che, da un lato, processava Galileo Galilei e, dall’altro, permetteva la costruzione di strumenti astronomici che finivano per avallare le tesi di Keplero. La meridiana, poi realizzata da Cassini, passa rasente alle prime due colonne di sinistra di San Petronio. Il foro gnomonico (la parte della meridiana che proietta la propria ombra sul quadrante) venne fatto a poco più di 27 metri di altezza, mentre la lunghezza al suolo della linea meridiana risulta di 66,8 metri (la seicentomillesima parte della circonferenza terrestre). Un lavoro certosino che ufficialmente venne giustificato (il caso Galileo era ancora troppo recente) come funzionale alla riforma gregoriana del calendario, che si basa sul ciclo delle stagioni. Di fatto, però e come ricostruito nel libro di John Heilbron The Sun in the Church (Il sole nella chiesa), a cui ha fatto riferimento Mezzorani, Cassini utilizzò questa meridiana per spezzare una lancia a favore del sistema eliocentrico. In particolare dimostrò che «da un punto di vista della teoria solare, il Sole o, il che è la stessa cosa, la Terra, può essere trattato come un pianeta, cone affermato da Copernico». Successivamente il matematico e astronomo bolognese Eustachio Manfredi, analizzando 80 osservazioni tramite la meridiana di San Petronio, derivò alcune importanti conseguenze anche sullo svolgersi delle stagioni.
La storia accennata è solo una delle tante intriganti curiosità che il Festival della scienza - iniziato a Cagliari giovedì scorso con la conferenza dello storico della scienza Enrico Bellone su «Galileo e l’evoluzione della cultura» - propone al pubblico in un arcobaleno di conferenze, spettacoli teatrali, dibattiti, laboratori interattivi e didattici, mostre, letture & animazioni e caffè scientifici. Il tutto sino al 29 di questo mese passando anche per un «Rodeo di scrittura e scienza» del matematico Robert Ghattas (il 22) e per la «Scienza in cucina: tra scienziati e cuochi» con Dario Bressanini di Como (domani).
Promosso dall’associazione «Scienza, società, scienza» con la collaborazione della Biblioteca provinciale, la manifestazione «si propone - spiega Carla Romagnino, promotrice dell’iniziativa - di portare il pubblico cittadino a contatto col mondo della scienza al fine di contribuire anche a una maggiore consapevolezza sull’unicità della cultura». Tuttora, infatti, il nostro sistema culturale è, di fatto, non solo geocentrico ma anche antropocentrico, mentre la cultura non è solo degli essere umani come ha spiegato l’etologo Danilo Mainardi (dell’università Ca’ Foscari di Venezia) nella sua relazione su «L’intelligenza degli animali» (sabato scorso). Esiste, ad esempio, un uccellino, la nocciolaia, che ogni anno, prima dell’inverno, raccoglie circa trentamila semi di conifere per poi collocarli in migliaia di nascondigli, ciascuno dei quali contiene cinque e sei semi (e non di più). Il che significa che questo uccellino deve ricordare dove si trovano cinque-seimila mini-depositi, spesso sotto la neve, oltre al fatto che deve saper contare. E chiamatelo stupido...