I numeri. Sul lungomare i baretti danno lavoro a circa 150 persone
Sulla spiaggia del Poetto è cresciuto negli ultimi vent'anni un business con molti zeri. Tra i 21 baretti disseminati lungo i cinque chilometri del lungomare cagliaritano si lavora bene e sodo soprattutto d'estate. «Tra giugno e settembre, per noi il periodo clou dell'anno, il giro d'affari si aggira attorno ai tre milioni di euro fra tutte le imprese», è la cifra ipotizzata dal titolare di Twist, Mauro Marongiu. Stima forse al ribasso ma che spiega il valore e la ricchezza dell'attività commerciale tirata su dai baretti con vista sul mare. Un'attività che col tempo è diventata un vero e proprio servizio garantito ai cagliaritani dodici mesi all'anno, col bello e cattivo tempo.
ATTIVITÀ FIORENTE «Ormai siamo vere e proprie imprese» garantisce Marongiu, tra l'altro componente del consiglio d'amministrazione del Consorzio Poetto Services, che riunisce nove baretti. «Quando abbiamo iniziato, nel mio caso nell'82, era un'attività a gestione familiare, ora il mercato è cambiato e abbiamo dovuto adeguarci: dalla vendita di gelati e bibite si è passati a servire insalate, panini di vario tipo e cocktail, secondo le esigenze della clientela che ci hanno imposto di specializzarci rendendo più ricercati i nostri menù». Attorno a questa attività sono cresciute tante buste paga: il mondo dei baretti garantisce uno stipendio ad almeno 150 lavoratori, alcuni fissi altri stagionali. Al Twist in estate ci sono 12 dipendenti, di cui 5 assunti a contratto a tempo indeterminato e che lavorano per tutto l'anno. «Abbiamo inventato a Cagliari la movida, creando un movimento sulla spiaggia che prima non esisteva - dice Marongiu - il nostro chiosco è stato tra i primi a inventare la pausa-pranzo, offrendo ai clienti la possibilità di mangiare al Poetto, facilmente raggiungibile dal centro».
SPESE Altro capitolo della gestione dell'impresa sono le spese, aumentate molto negli ultimi dieci anni di pari passo ai servizi offerti. Una delle voci più costose è infatti quella degli stipendi: i titolari dei baretti sono costretti ad avere un certo numero di dipendenti per poter offrire ogni specialità e stare al passo coi tempi e il mercato. Pesano anche gli investimenti: chi li ha fatti non si è pentito, anzi ci ha guadagnato, per esempio sostituendo i vecchi tavolini di plastica con poltroncine in vimini che danno al chiosco un'immagine più decorosa. Per il resto, a fare la differenza col passato, sono i macchinari, più moderni e sofisticati. Senza nulla togliere all'importanza di altre voci: tra tasse e balzelli vari, come ogni impresa che si rispetti, se ne va via almeno la metà del reddito. Tanto basta per capire perché i concessionari si opporranno con tutte le loro forze all'ordinanza di demolizione che da qui a qualche giorno raggiungerà tutti i titolari senza concessione edilizia. «Abbattere i nostri chioschi vuol dire perdere l'unico lavoro che abbiamo e grazie al quale il Poetto è un gioiellino».
C. RA.
10/11/2009