LUNEDÌ, 09 NOVEMBRE 2009
Pagina 19 - Cronaca
Polemiche in maggioranza per l’ordinanza di chiusura dei chioschetti
CAGLIARI. I titolari dei chioschetti del Poetto ricorreranno al Tar, lo ha precisto il portavoce del consorzio «Poetto Services» Sergio Maxia. E questa sera nel baretto che per primo ha ricevuto l’ordinanza di demolizione, il «Capolinea», si svolgerà anche un incontro (programmato prima dell’arrivo dell’ordinanza) tra i rappresentanti dei chioschi e il gruppo Pd del consiglio comunale.
Secondo l’ordinanza, la lunga e controversa storia dei baretti sarebbe arrivata all’atto finale perchè diciotto chioschi su venti sono senza licenza edilizia. «Ma noi sappiamo che non possiamo richiederla - ha spiegato Maxia - in assenza del piano di utilizzo del litorale». In pratica un serpente che si mangia la coda. Prima, però, la Regione non faceva le norme e ora che ci sono, il Comune non le ha ancora adottate. O, meglio, l’organizzazione progettuale del lungomare (sulla base delle leggi generali) è stato fatto, ma non ancora portato in Consiglio. Su questo punto, infatti (da qui i ritardi), vi sono divergenze in maggioranza con l’assessore competente Gianni Campus. «Si tratta di un problema - sottolinea Massimiliano Tavolacci, Udc, presidente della commissione comunale consiliare all’Urbanistica e ambiente - su cui siamo molto in ritardo. Ma non come assemblea municipale, bensì per responsabilità della Giunta».
L’ordinanza di sgombero è partita dal responsabile del servizio del Comune per l’edilizia privata. «La burocrazia - continua Tavolacci - quando parte non si ferma e ha sue logiche che vanno rispettate. Ma la questione è politica e deve essere risolta pliticamente». Il presidente della commissione afferma che «noi, come organismo consiliare e unitariamente, avevamo chiesto da tempo alla Giunta di interloquire con la Regione (che era d’accordo) per permettere a Cagliari di adeguare le norme generali fatte dal governo dell’isola alle esigenze di una spiaggia che ha caratteristiche proprie, tra cui il fatto che si trova dentro una città ed è fruita dodici mesi all’anno. Ma questo non è stato fatto». A questo punto «bisogna che intevenga subito la politica: per salvaguardare il bene ambientale del Poetto e, nello stesso tempo, il lavoro di decine di persone che operano nei baretti. In questo momento di crisi non possiamo perdere posti di lavoro».
Del piano di utilizzo del lungomare (Pul) si parla ormai da quasi dieci anni (l’ultima regolamentazione risale al 1999), ma senza risultato. «Chi governa - sottolinea Andrea Scano, Pd, componente della commissione all’Urbanistica e ambiente - deve prendersi le sue responsabilità. A noi sembra assurdo che su una materia così delicata e che riguarda un bene così importante per la città, quale il lungomare del Poetto, si sia ancora a questo punto: senza delle norme che regolino lo svolgimento delle attività sul lungomare. Ora si deve intervenire subito». Intanto i titolari dei baretti non restano a guardare e, come prima risposta, ricorreranno al Tar. (r.p.)