Rassegna Stampa

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Lo sapevate? Il vecchio mercato del Largo fu abbattuto nel 1957 per far posto a delle banche

Fonte: web Vistanet Cagliari
9 marzo 2023

Lo sapevate? Il vecchio mercato del Largo fu abbattuto nel 1957 per far posto a delle banche

 

Una parte della Cagliari più tipica e verace cancellata per sempre.


Lo sapevate? Il vecchio mercato del Largo fu abbattuto nel 1957 per far posto a delle banche.

Il mercato del Largo Carlo Felice era formato da due strutture: una assomigliava a un tempio greco (i Cagliaritani la chiamavano scherzosamente “Il Partenone”), l’altra, come molti edifici in voga nell’Ottocento, era costituito principalmente da elementi di vetro e ghisa. Era un luogo pittoresco, molto caratteristico, pieno di vita, umanità, odori e colori. Ma le condizioni igieniche non andavano più a genio agli amministratori del periodo e nel 1957 le due strutture del mercato furono abbattute per dar vita a due istituti di credito. Scempio nello scempio: gli operai scoprirono parte della Cagliari romana con una serie di edifici termali e diversi mosaici bellissimi (alcuni dei quali scomparsi e mai più ritrovati). Tutto fu stupidamente ricoperto. Una parte della Cagliari più tipica e verace fu cancellata per sempre.

Degli edifici del vecchio Mercato civico del largo Carlo Felice, orgoglio della città e descritto da Lawrence, non rimane quasi più niente. Le strutture vennero smantellate nel 1957 per costruire

Nel marzo del 1886 venne inaugurato nel largo Carlo Felice il Mercato civico, progettato dall’ingegner Enrico Melis, allievo dell’architetto Cima. Prima di allora il mercato aveva sede, sempre nel largo, in baracche provvisorie. Il mercato, visitato da Lawrence nel 1921 e descritto nella sua opera Mare e Sardegna, era formato da due fabbricati distinti e separati da una strada, oggi detta via del Mercato Vecchio.

L’edificio principale era formato da un prospetto in cui si distinguevano tre avancorpi in trachite di Serrenti. Dall’avancorpo centrale, tramite un ampio arco trionfale, si accedeva all’interno, coperto da lastre di vetro rette da strutture portanti in ghisa e ferro. L’edificio minore (chiamato dai Cagliaritani “Partenone”) era invece caratterizzato da un bel porticato, sostenuto da colonne doriche che reggevano una trabeazione decorata da metope e triglifi, realizzato in trachite di Serrenti. Fuori dal mercato erano soliti radunarsi i “piccioccheddus de crobi”, i “ragazzi della cesta”, giovani poverissimi che raggranellavano qualche spicciolo aiutando le signore cagliaritane a fare la spesa.

Il complesso del vecchio mercato venne demolito negli anni Cinquanta del XX secolo, quando il comune di Cagliari cedette l’area ad alcune importanti banche, che edificarono, al posto dello storico monumento, le loro sedi, nei palazzoni che si vedono ancora oggi. Resti del vecchio mercato (trasferito poi nell’attuale sede, nel quartiere San Benedetto) sono ancora visibili: uno dei tre avancorpi dell’edificio principale e alcune parti delle colonne dell’edificio porticato, sistemate nella piazza della chiesa della Vergine della Salute, al Poetto. Altri rocchi si trovano invece ai piedi di Monte Urpinu.

La costruzione dell’edificio

La costruzione del mercato cominciò nel settembre del 1882 sulle fondamenta dell’ex convento di Sant’Agostino. Fu immediatamente apprezzato da architetti e ingegneri, soprattutto nella Penisola. Quasi tutto ciò che rimane (rocchi delle colonne a parte) è inglobato nella facciata della Retoria di Sant’Agostino e negli edifici della zona retrostante, tra via Baylle e via del Mercato Vecchio, la quale fino al momento della demolizione separava le due strutture. Della seconda di queste rimane ben poco: ancora dopo tanti decenni dallo smantellamento non si è trovata una collocazione alle colonne cui si deve il familiare epiteto con cui i cagliaritani ribattezzarono il mercato inferiore: l’ingresso, così simile al pronao di un tempio greco, gli valsero il nomignolo di “Partenone”.

 

La fine del mercato

L’idillio tra Cagliari e il suo mercato ebbe vita breve: negli anni precedenti il boom economico la struttura fu considerata obsoleta e poco adeguata all’espansione della città, restando esclusi dal servizio i quartieri più lontani dal centro storico. Motivi sufficienti per i Cagliaritani che, pur volendo trasformare il Largo nel “salotto buono” della città, non erano però intenzionati ad abbattere gli storici edifici, quanto piuttosto a riqualificarli. Numerose petizioni giunsero alla redazione dell’Unione Sarda, che stimolò la fantasia dei lettori sulle potenziali destinazioni d’uso del vecchio mercato.


Sorda a queste richieste, l’Amministrazione comunale andò avanti per la sua strada, forte delle necessità logistiche ed igieniche, consapevole della variabile economica: le due strutture furono vendute e smantellate in un breve lasso di tempo, lasciando poche tracce, oltre a quelle nella memoria dei Cagliaritani.

 

Il sito archeologico trovato dopo la demolizione del mercato venne identificato durante i lavori per la costruzione del palazzo che attualmente ospita la Banca d’Italia. In quell’occasione vennero infatti messe in luce alcune strutture relative a un edificio termale, di età romana imperiale, di cui si conservavano il calidarium caratterizzato da tre vasche, l’hypocaustum e il praefurnium realizzati in conglomerato cementizio rivestito da mattoni, e parte delle suspensurae a mattoni quadrati. Fu rinvenuta anche una porzione di pavimento costituito da un mosaico policromo, di cui esiste solo la documentazione fotografica, decorato in stile geometrico a pelte e cerchi con inserzione di motivi floreali.

 

Nell’area venne individuata anche una cisterna con canaletta di adduzione per l’acqua. L’area in età tardo romana dovette subire alcuni interventi di restauro, che ne documentano una generale trasformazione, individuabili in base alle differenti tecniche costruttive delle murature, realizzate con blocchi squadrati, a telaio con riutilizzo di grossi pezzi di signino misti a opera laterizia. Attualmente l’unica struttura conservatasi è il praefurnium custodito nella porzione orientale degli scantinati della banca.