Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

I proprietari: «Demolire mai, ricostruire sì»

Fonte: L'Unione Sarda
9 novembre 2009

Le reazioni


In una domenica in cui il Poetto assomiglia a un gigantesco dipinto tono su tono (grigio il cielo, grigia la sabbia) i colori vanno a braccetto con l'umore dei proprietari dei chioschi.
Il funerale è già fissato - l'ordinanza che obbliga alla demolizione dei 21 baretti dà 90 giorni di tempo - anche se dalle vetrate vista mare, che quasi tutti hanno tirato su per allargare spazi e business, i gestori difendono con le unghie le proprie creature. Abusive, secondo la Procura della Repubblica e dal 5 novembre pure per il Comune, che ha chiesto il «ripristino della situazione precedente».
Ma nessuno è disposto ad azzerare (o quasi) la propria attività: «Buttare giù tutto? Non se ne parla: siamo disposti a ristrutturare e fare gli opportuni cambiamenti, secondo quanto ci indicherà il Municipio. Ma demolire, quello no, mai», dice Anna Frongia davanti al bancone del “Nilo”, alla sesta fermata.
COME I CASOTTI Un provvedimento che ha il sapore di un tragico amarcord: «Sembra simile alla decisione di abbattere i casotti. Venne deciso tutto in fretta, senza pensare alle conseguenze. E buna parte dei problemi della spiaggia sono iniziati così».
SI RISOLVERÀ Dal “Twist” Mauro Marongiu , patron del “Twist”, si dice «abbastanza preoccupato» anche se ostenta ottimismo: «Credo che l'ordinanza sia un atto dovuto, si risolverà tutto. Abbiamo lavorato per anni e dato il nostro contributo alla stesura del Pul. Non siamo abusivi, paghiamo l'Ici, è un controsenso che ora ci chiedano di radere al suolo tutto questo. Non lo faremo. L'autorizzazione edilizia ci è sempre stata negata, da venti anni a questa parte, anche se le richieste sono state fatte. Ma non abbiamo mai ricevuto risposte».
Poco più avanti, al “Dolce vita”, Luigi Lampis spiega di non avere, al momento, nessuna intenzione di demolire, ma di essere aperto a tutte le soluzioni: «Il Comune ci dica come dobbiamo ristrutturare: non possiamo buttar giù tutto, questi chioschi danno da mangiare a decine di famiglie. È tutto quello che abbiamo. E poi: perché si svegliano solo ora? Ci sono state concesse tutte le autorizzazioni tranne quella edilizia: perché ci hanno permesso di lavorare se mancavano i presupposti? Noi diamo un servizio lavoriamo anche domenica, d'inverno, con la pioggia, non meritiamo di essere trattati così».
IL NODO Il nodo rimane: le concessioni edilizie non possono essere rilasciate se non viene approvato il Pul, il Piano di utilizzo del litorale, in attesa di essere rispolverato dopo il primo passaggio in Giunta. Senza, rimane l'ordinanza di demolizione.
Chiedere l'opinione a chi il Poetto lo vive anche a novembre significa ottenere una levata di scudi: «Sarebbe una follia: i chioschetti fanno parte della spiaggia. E della cultura e delle abitudini dei cagliaritani», dice Giuliano Murtas mentre passeggia sulla battigia, insieme al suo Setter irlandese.
Martina Guerzoni arriva da Torino e si schiera dalla parte dei baretti: «Assicurano un servizio, perché demolirli?». Ma c'è anche chi, come Alberto Montis , fa notare che «negli ultimi anni qualcuno si è allargato un po' troppo. Nessuno segue uno stile, mi sembra ci sia troppa improvvisazione». Stasera alle 18,30 i proprietari dei chioschi si incontreranno, per decidere le prossime mosse: il primo passo potrebbe essere quello di un ricorso al Tar verso l'ordinanza.
MICHELE RUFFI

09/11/2009