L’Isola tra 10 anni sarà più povera: crollano occupazione e reddito. L’allarme della Cna
Tra un decennio potrebbero esserci meno abitanti, meno occupati e meno soldi per tutti. Il report della Cna Sardegna suona una campanella d’allarme per il futuro. Tra i dati che balzano più all’occhio, due fra tutti: il valore aggiunto regionale potrebbe contrarsi del 16 per cento e il reddito pro capite del 6,4 per cento. Con le conseguenze che derivano dallo spopolamento e dall’invecchiamento della popolazione sarda.
Il report Cna analizza l’evoluzione demografica e registra un calo occupazionale. Tra il 2011 e il 2021 nell’Isola la popolazione in età lavorativa (tra 15 e 64 anni) è diminuita di 110mila unità: una contrazione del 9,8 per cento, oltre il doppio del dato registrato a livello nazionale (meno 4,3 per cento per cento). Nello stesso periodo l’Isola ha contato 91mila residenti in meno (meno 8,2 per cento).
La proiezione è che nel prossimo decennio gli occupati calino ancora e in particolare tra le 97mila e le 84mila unità. Un dato preoccupante è che attualmente circa 270mila sardi (il 26,5 per cento della popolazione tra 20 e 64 anni) si dichiarano completamente disinteressati al lavoro: una quota maggiore rispetto al dato medio nazionale (22,1 per cento).
In Sardegna risulta occupato solo il 49,5 per cento delle donne in età 20-64 anni, contro un dato nazionale del 53,2 per cento. Vista l’evoluzione demografica, suggerisce la Cna, per garantire al sistema produttivo sardo un bacino occupazionale sufficiente è necessario aumentare la quota di popolazione attiva. Solo il perseguimento nel prossimo decennio degli obiettivi occupazionali fissati per il 2020 per l’Italia (tasso di occupazione al 67 per cento) permetterebbe alla Sardegna di scongiurare un drammatico impoverimento economico e sociale.
Il commento finale di Luigi Tomasi e Francesco Porcu, rispettivamente presidente e segretario regionale della Cna Sardegna: “Senza efficaci politiche del lavoro, di contrasto allo spopolamento e alla denatalità e un piano di sviluppo serio e credibile le trasformazioni demografiche in atto porteranno ad un calo netto del numero di occupati e a un decisivo arretramento del sistema economico regionale. Inoltre, l’invecchiamento della popolazione determinerà un deciso incremento della spesa destinata a sanità e assistenza, mentre i bassi livelli occupazionali e reddituali faranno lievitare la spesa per interventi di integrazione salariale, sottraendo agli investimenti sul territorio importanti quote di ricchezza prodotta”.