Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Via libera ai concorsi Milia: «Chissà perchè volevano fermarci»

Fonte: La Nuova Sardegna
5 novembre 2009

GIOVEDÌ, 05 NOVEMBRE 2009

Pagina 1 - Cagliari






MAURO LISSIA
CAGLIARI. Eravamo su scherzi a parte: i concorsi per stabilizzare i precari degli enti pubblici possono andare avanti, compreso quello con un centinaio di candidati bandito dalla Provincia. Tutto in ventiquattr’ore: il 3 novembre l’assessorato regionale agli enti locali ha imposto il fermi tutti con una nota ultimativa della dirigente Luisa Anna Marras. Alla base dell’iniziativa il ricorso alla Consulta presentato dal governo nazionale contro le norme regionali.
Le norme che danno il via libera alla selezione pubblica dei precari storici degli enti locali. Ieri lo stesso ufficio si è rimangiato lo stop con un’altra lettera, stavolta firmata dal direttore generale Giovanni Carta: riflettete ma andate pure avanti. Non c’è alcun giallo. Agli uffici regionali sono arrivate quattro righe firmate dal presidente della giunta provinciale Graziano Milia: «In base a quali norme ci chiedete di fermarci?». Tempo poche ore e l’assessore Gabriele Asunis, richiamato anche dal consigliere sardista Paolo Maninchedda e dai gruppi di sinistra e Rossomori, ha capito in quale vicolo cieco stava andando a cacciarsi l’amministrazione Cappellacci. Così ha imposto una rotazione di centottanta gradi, il tanto che basta a ritrovare la strada del ritorno sui propri passi. Ma con un passaggio che ad occhio e croce dovrebbe servire a salvare capra e cavoli: «Considerato che allo stato attuale la citata impugnativa (quella del governo contro gli enti locali, ndr) non pregiudica l’efficacia della legge, si richiamano le amministrazioni interessate a una riflessione sulle motivazioni del ricorso e sull’opportunità di procedere alla predisposizione del programma di stabilizzazione nei termini previsti dalla legge citata». La nota-bis è indirizzata a province e comuni, cui viene scaricata la responsabilità della decisione. Milia, che in mattinata ha incontrato i cronisti, ha risposto all’istante: nuova richiesta di spiegazioni, speculare alla precedente. Perchè se un ricorso per impugnazione non sospende l’efficacia di una legge fino al pronunciamento della Corte Costituzionale, non si capisce in base a quale ragione il suo contenuto dovrebbe suggerire riflessioni. I giudici delle leggi non si sono espressi, quindi a chi si dovrebbe obbedire?
Fin qui gli sviluppi delle ultime ore. La mattina è stata un fiorire di telecamere e taccuini nella sala nobile di palazzo Viceregio, dove un Graziano Milia sbandierante carteggi e norme ha annunciato, senza eccessi verbali, che la nota numero uno degli enti locali per lui valeva meno di zero: «Saranno state dodici ore di follia, ma dev’essere chiaro a tutti che noi andremo avanti comunque, perchè la Corte Costituzionale non si è espressa e finchè non lo farà vale la legge che c’è».
Dettaglio curioso: la stessa Regione che ha stabilizzato senza concorso la ventina di funzionari dei gruppi politici, tra cui l’assessore comunale Gianni Giagoni, ora si sbraccia per fermare l’assunzione dei precari senza targa politica. Ma quanti sono poi questi precari capaci di sollevare l’indignazione di una buona parte del centrodestra sardo, che «di colpo - ha ironizzato Milia - dimentica di tutelare l’autonomia legislativa della Regione sarda?». Un centinaio, ma il numero esatto - ha spiegato il presidente - si saprà solo domani, quando gli uffici faranno la conta delle domande di partecipazione al concorso. I posti vuoti nell’organico provinciale sono 160, con il concorso entreranno circa cento precari che già lavorano da anni più i 29 disinfestori che da una vita alternano la battaglia alle zanzare con la guerra alle varie giunte provinciali: «Per chiarire - ha detto Milia - di questi quasi 130 precari il 90 per cento li ho ereditati». Dietro questo scontro non si fa fatica a intravvedere la vera posta in gioco: la prossima primavera si faranno le elezioni provinciali e i posti di lavoro sono armi elettorali dall’effetto dirompente. Milia gioca la sua partita mettendo in campo buste-paga stabili, dall’altra parte si lotta per condannare i precari allo stato in cui si trovano.