Piccola città
Claudio Cugusi
Il quartiere Sant'Elia è diventato zona franca. Vuol dire che le imprese che si insedieranno in quel territorio avranno notevoli vantaggi fiscali e risparmi sui contributi del personale. Il Cagliari calcio, stando alle ultime della Giunta Floris, sta per diventare titolare (come non si sa: concessionario? Proprietario?) dello stadio Sant'Elia. Dunque, siccome il Cagliari calcio è una società per azioni, cioè un'impresa, si appresta a godere di clamorosi benefici. E dunque, almeno sulla carta, di maggiori introiti. A parte il canuto Lino Bistrussu, unica voce della maggioranza che si è levata per dire no, i consiglieri comunali del centrodestra sono allineati e coperti in una sola direzione: chiudere la pratica stadio sostenendo le richieste della società sportiva. La loro motivazione si può sintetizzare così: è interesse pubblico del municipio garantire ai rossoblù il diritto di giocare nel territorio cagliaritano. E questo interesse pubblico prevale su ogni altra ragione. Non è secondario, invece, osservare tutti gli aspetti economici e finanziari della vicenda: i costi della demolizione, i costi della nuova costruzione, i ricavi possibili, il prezzo che il Cagliari calcio si impegna a pagare al Comune, i debiti del Cagliari calcio nei confronti del Comune, i posti di lavoro, l'utilizzazione degli spazi durante la settimana. Ecco, perché, illuminato dal faro del buon senso, il caso Sant'Elia si impantana in mezzo a mille domande e mille dubbi. Tutti da risolvere, in fretta ma con serietà. *Giornalista