Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

«In Armenia l’equivalente della Shoah»

Fonte: La Nuova Sardegna
27 ottobre 2009

MARTEDÌ, 27 OTTOBRE 2009

Pagina 36 - Cultura e Spettacoli



Antonia Arslan a Cagliari al festival Francesco Alziator Il racconto sardo della poetessa africana Natalia Molebatzi




SABRINA ZEDDA
CAGLIARI. C’è una parola in lingua armena per indicare il genocidio che nei primi del ’900 fece sparire dall’Anatolia quell’intera etnia, senza alcuna pietà neppure per donne e bambini. In italiano sarebbe traducibile come «Grande male».
«E’ l’equivalente della Shoah», spiega con la sua voce calda e rassicurante, Antonia Arslan, autrice del fortunato romanzo «La masseria delle allodole» e protagonista al femminile del festival Francesco Alziator organizzato al Massimo dalla Scuola civica di musica con la direzione artistica di Salvatore Niffoi.
Arlsan, abbigliamento impeccabile e modi delicati, intervistata dalla giornalista Anna Brotzu, ha parlato a tutto campo, ripercorrendo le pagine del suo ultimo libro «La strada di Smirne», edito da Rizzoli, ma anche raccontando frammenti della sua vita di donna, e invitando ad ascoltare «la voce delle nonne».
Le nonne armene, in particolare, sono state donne di un coraggio fuori dal comune: custodi di una tragedia che non è riportata nei libri di scuola. «Sono state loro a tramandare il racconto della tragedia del mio popolo - ha ricordato Antonia Arslan - Perché a volte la scrittura mente. E quello che si legge nei libri di storia turchi sono menzogne». E sono state le nonne armene (che già a quei tempi avevano tutte una buona istruzione) a compiere i sacrifici più grandi durante il massacro, arrivando qualcuna di loro al gesto estremo di uccidere il proprio bambino pur di non vederlo fatto a pezzi dai soldati. Antonia Arslan non è stata l’unica a parlare di donne: un’altra apprezzata presenza al festival è stata quella della poetessa e performer africana Natalia Molebatzi, intervistata dal giornalista-scrittore Gianni Zanata. Nella sua prima raccolta di poesie «Sardo dance», già uscito in diversi paesi, ma non ancora in Italia, c’è tutto il suo amore per la Sardegna, dove la giovane è arrivata per la prima volta l’anno scorso. «Ho chiesto a una donna sarda - ha raccontato Molebatzi - di farmi vedere come si balla il ballo sardo: mi ha risposto che non sapeva ballare, perché suo padre aveva sempre proibito alle donne della sua famiglia di danzare». Un racconto che ha lasciato di stucco la poetessa africana, convinta che simili proibizioni potessero esistere solo nel suo paese. Ma anche convinta del fatto che ormai il colore della pelle conti davvero poco. «Mi dovrei stupire perché Obama ha vinto il premio Nobel per la pace? Credo che la differenza l’abbia fatta il suo super potere di presidente, non qualcos’altro». Nei due giorni dedicati ai libri non poteva mancare Milena Agus col suo ultimo libro «La contessa di ricotta».
«Scrivere è un modo per non far morire le cose», ha raccontato. Interessanti anche gli incontri con la giornalista tv Daria Bignardi, e il giornalista dell’Espresso, Stefano Liviadotti. Domani, alle 20,15, nel teatro lirico la premiazione del concorso letterario Alziator.