MARTEDÌ, 27 OTTOBRE 2009
Pagina 2 - Cagliari
Nessun profilo penale nel progetto di ristrutturazione dell’edificio ma il portico è pubblico, il vincolo resta. E a dicembre decide il Tar
CAGLIARI. Non ci sono reati: l’inchiesta giudiziaria contro ignoti aperta dal sostituto procuratore Daniele Caria dopo la parziale demolizione di palazzo Aymerich, nel rione Castello, è finita in archivio. L’ipotesi era che fossero state violate le norme che regolano il vincolo monumentale, norme destinate a precludere qualsiasi intervento sull’antico edificio. Ma una volta esaminati il progetto di ristrutturazione, gli atti autorizzativi e i documenti sull’intervento programmato dall’impresa ‘Dac srl’ il magistrato ha potuto accertare che non sono state commesse irregolarità di interesse penale. Da qui la decisione di destinare all’archivio il fascicolo aperto ad aprile del 2007.
Caria aveva acquisito i documenti delle sovrintendenze e prima ancora le autorizzazioni del Comune, che ha in qualche modo promosso il progetto privato: la trasformazione quasi totale del palazzo in residence, con l’incorporazione nella struttura del portico Laconi che si apre su via dei Genovesi. Progetto aspramente contestato prima dal Gruppo di intervento giuridico e dagli Amici della Terra, autori dell’esposto-denuncia alla Procura. Poi da un comitato di cittadini, in prevalenza abitanti del quartiere Castello. Sul problema del portico il pm Caria ha assegnato però un punto a favore degli ecologisti: nella motivazione della richiesta di archiviazione il magistrato ha affermato che la struttura è pubblica, quindi non appartiene ai nuovi proprietari dell’edificio. Il che dovrebbe tenere al riparo il portico da qualsiasi intento demolitorio: vincolato e intoccabile.
Il cantiere è fermo dal 20 dicembre di due anni fa, quando la sovrintendenza ai monumenti ha prima disposto la chiusura per stabilire se fosse necessario mettere un vincolo assoluto - come bene culturale di particolare pregio - sul palazzo. E poi l’ha imposto. Contro il provvedimento ha immediatamente ricorso al Tar il presidente del consiglio di amministrazione dell’impresa ‘Dac srl’ Antioco Angius. Nel ricorso si sostiene che non esistono le prove di preesistenze medievali e che a firmare il progetto del palazzo non è stato il grande architetto Gaetano Cima. L’udienza di trattazione è in programma il 9 dicembre.
Il sovrintendente ai beni architettonici di Cagliari e Sassari Stefano Gizzi era stato categorico: per palazzo Aymerich serve un intervento di recupero di quello che all’interno ancora esiste, archi e non solo. La demolizione va fermata. Mentre la sovrintendenza ai beni archeologici si era mostrata prudente: «Quell’area - aveva detto Vincenzo Santoni - viene considerata di massima attenzione per i reperti archeologici. Il che significa che noi dobbiamo visionare tutte le opere che implicano anche degli scavi». L’iter che ha portato ai lavori di ricostruzione sul palazzo Aymerich si era concluso con un accordo siglato tra il Comune, le due soprintendenze ai beni archeologici e ai beni architettonici, e l’ufficio regionale del paesaggio. In quell’intesa il ripristino totale era stato previsto solo per il portico Laconi, sulle mura del palazzo. Se l’intervento non deve superare la cubatura precedente - sei piani secondo una ricerca su elaborati catastali - è possibile la costruzione di un edificio totalmente nuovo. E questo perchè la zona viene considerata «area attualmente vuota», mentre così non è: nel palazzo Aymerich ci sono parti di mura integre, cantine e archi. (m.l)