Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

E il diavolo balla, se Teresa De Sio conduce la danza

Fonte: L'Unione Sarda
27 ottobre 2009

Premio Alziator Un libro per la napoletana



Metti il diavolo a ballare, dice Teresa De Sio, e questa esortazione si potrebbe pure prendere come una descrizione della sua musica, specie di quella legata ai ritmi della taranta, alla scoperta-riscoperta della tradizione infuocata del Salento a cui la cantautrice napoletana si è appassionata negli ultimi anni. Metti il diavolo a ballare in realtà è il titolo del primo romanzo della De Sio, in uscita il 3 novembre per Einaudi.
È stato presentato durante una «ante-ante-anteprima» (dice lei) domenica scorsa a Cagliari al Teatro Massimo in occasione del Premio Alziator, con una specie di prima nazionale in cui l'autrice ha rivelato alcuni dettagli del romanzo. «È un libro che ha a che fare con la cultura popolare che ho frequentato come musicista», spiega, «quella cultura del Salento di cui mi sento figlia. Sono molto orgogliosa di affermare che si tratta del primo romanzo scritto sul tema del tarantismo. Il morso del ragno è stato raccontato da grandi etnomusicologi, antropologi come De Martino, ma in un romanzo mai».
Il libro, racconta l'autrice, è stato scritto «anche per dare una risposta ai ragazzi che ballano ai miei concerti e che non sanno che dietro quella danza esisteva la capacità di elaborare stratagemmi per guarire dall'infelicità, dalla sofferenza, dal sentirsi esclusi dagli orizzonti della storia. Io racconto la storia di una di quelle infelicità». Dopo l'incontro di domenica Teresa De Sio sarà ancora a Cagliari, stavolta ospite della finale della manifestazione in ricordo di Francesco Alziator, in programma domani sera dalle 20,30 al Teatro Lirico.
Insieme ad altri musicisti sarà impegnata in un omaggio a Fabrizio De André, pensato in occasione del decennale della scomparsa. L'artista napoletana offrirà una rivisitazione di Don Raffaè , in una «versione particolare», fortemente rallentata, che cercherà di valorizzare ed esaltare l'elemento testuale. «Don Raffaè è una fotografia di quelle che Fabrizio definiva le asimmetrie sociali napoletane», spiega. «Una volta mi disse che amava Napoli per la cultura, la bellezza e anche per quelle asimmetrie. Nella canzone le descrive alla perfezione, mostrando due modi di essere esclusi e inclusi nel gruppo sociale».
Tra il romanzo in uscita e le numerose date live in giro per l'Italia, si delinea il percorso di un'autrice sempre impegnata in mille progetti, nel mondo della musica da una trentina d'anni e ancora piena di slanci e curiosità, capace di destreggiarsi tra spettacoli e collaborazioni di vario tipo. L'anno scorso ad esempio è uscito per Rizzoli il libro con dvd di Craj domani. Storie di cantori, cavalieri e pizzicate , “docu-film” realizzato su uno spettacolo, a metà tra allestimento teatrale e concerto, scritto e interpretato insieme con Giovanni Lindo Ferretti e incentrato anche questo sulle tradizioni musicali del Salento.
In novembre poi sarà ospite dell'inaugurazione del Mei per presentare una compilation con trentacinque artisti dialettali. «Il dialetto trasporta identità forti, e se viene adoperato come elemento di scambio e di ampliamento della visione del mondo è una cosa fantastica. Io cerco di testimoniarlo da 25 anni, col mio lavoro, ad esempio con il napoletano. Ma non mi piace che il tema del dialetto venga strumentalizzato politicamente e usato come forma di chiusura».
ANDREA TRAMONTE

27/10/2009