Prime lirica. A Cagliari una bella compagnia di canto
Papaveri, grano e un gran volo di farfalle. Vista così la scena dell' Elisir d'amore pare rispettare l'oleografia dello scenario agreste, eppure c'è ben poco di scontato in questo ingegnoso e raffinato allestimento del Teatro Lirico di Cagliari, che ha il pregio della leggerezza mai banale. Proprio quello che ci vuole per quest'opera di Donizetti, repertorio consolidato e sempre amato. Che aggiunge alla musica lo sguardo curioso e ironico di Michele Mirabella che ne cura la regia con spirito arguto e garbato. Un disegno che funziona grazie alla condivisione d'intenti con Cappellini e Licheri - che curano scene e costumi - e la complicità della compagnia di canto, del coro e dell'orchestra del Lirico diretti da Antonino Fogliani, che ne assecondano lo spirito e la visione d'insieme.
L'Elisir cagliaritano mantiene le promesse di spettacolo che strappa sorrisi e si tiene lontano da ogni complicazione. Ogni novità in questo Elisir è giocata con discrezione. La tradizione è nello stesso tempo assecondata e trasgredita in un'intima connessione tra teatro e musica. Grazie quindi anche all'eleganza del discorso musicale che Fogliani conduce da senza mai eccedere, conservando una sua misurata leggerezza. Molto è affidato alla capacità dei cantanti di interpretare anche da attori i personaggi. A partire dal Nemorino di Celso Albelo, imbranato quanto basta, con una flessibilità interpretativa che si fa forza di una voce bella, rotonda, che calza a pennello per un ruolo che Donizetti vuole tutto giocato sul registro medio.
Speciale per espressività e vis comica, è il dottor Dulcamara di Bruno De Simone, nello stesso tempo comico brillante e basso potente e versatile. Un personaggio vecchio stampo, che Donizetti tratteggia con stile quasi rossiniano, così come Belcore, a cui Roberto de Candia dà quel tanto di boriosa impudenza aggiunta a una voce corposa. Più complicato il ruolo di Adina, dapprima capricciosa e volubile, che acquista toni lirici sul finale, e che Désirée Rancatore è chiamata a caratterizzare scenicamente e psicologicamente. E se il soprano nelle scene d'apertura sembra quasi nascondersi tra le voci del coro, via via arriva ad acquistare carattere e forza nei contrasti e nei duetti, sfoderando doti virtuosistiche.
Il bello è soprattutto nell'effetto d'insieme, dove risalta la forza espressiva del coro trattato da protagonista. Tutto intorno c'è poi il discorso orchestrale che Antonino Fogliari conduce con la sicurezza e la fermezza necessarie, guidando orchestra e coro del teatro in un'interpretazione che fa tutt'uno con la scena. L'Elisir d'amore è così spettacolo frizzante, spiritoso, che arriva in crescendo al lieto fine dell'epilogo con i protagonisti che amoreggiano sotto il tavolo. E gli applausi, lunghi ed entusiasti, anche a scena aperta, sono tutti meritati.
GRECA PIRAS
24/10/2009