Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Tuvixeddu, lo Stato sostiene la Regione

Fonte: La Nuova Sardegna
3 giugno 2008

SABATO, 31 MAGGIO 2008

Pagina 6 - Sardegna


«Trovate tante tombe nell’area non vincolata». La replica: non è vero




DAL NOSTRO INVIATO MAURO LISSIA
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ROMA. «Non è falso ma è vero che è stata trovata una quantità di tombe nella zona di Tuvixeddu fuori dal vincolo archeologico, la realizzazione del piano Coimpresa potrebbe rappresentare un letale pregiudizio per il paesaggio»: parole di Maurizio Borgo, avvocato generale dello Stato, davanti al Consiglio di Stato. Un intervento di appena cinque minuti sui cinquanta che è durata la discussione nell’aula della sesta sezione, a palazzo Spada. Cinque minuti che a giudizio del celebre cattedratico Vincenzo Cerulli Irelli potrebbero pesare sulla decisione dei giudici.
Dopo Borgo hanno parlato gli altri legali. Poi l’impassibile presidente Giuseppe Barbagallo ha chiuso l’udienza senza promettere date: «Sarà decisa» ha detto alzandosi dalla poltrona, mentre tra gli avvocati la tensione era palpabile. Tempo previsto: trenta giorni per il merito, niente sospensiva. Su Tuvixeddu si gioca una partita anche politica, in campo sono le corazzate dei fori amministrativi nazionale e regionale. Inevitabile che in udienza e soprattutto dopo i toni si siano alzati fino al livello di guardia. Quasi inosservato, il celebre professore Vincenzo Cerulli Irelli è andato via a dibattito in corso («più autorevole di noi ha parlato lo Stato») dopo aver confidato ai colleghi una sensazione positiva per la Regione e un’ipotesi di decisione, frutto della sua esperienza: i dati inediti portati dall’Avvocatura dello Stato con la memoria depositata la scorsa settimana e ribaditi in aula da Borgo potrebbero aver rimesso in discussione il quadro della controversia. Se Tuvixeddu veniva descritto come un sito storico ormai inerte, la fonte massima in materia di beni culturali che parla di 1166 sepolture punico-romane scavate dal 1997 ad oggi potrebbe aver insinuato il dubbio nei giudici. Ecco quindi che la soluzione per Barbagallo - col relatore Buonvino e i giudici Chieppa, Bellomo e Contessa - sarebbe l’annullamento della sentenza del Tar Sardegna dell’8 febbraio 2008 - quella che ha bocciato i nuovi vincoli imposti dalla Regione - e il rinvio al Tar Sardegna per un supplemento di istruttoria. E’ soltanto un’ipotesi, che realizzata riaprirebbe i giochi saltando lo scoglio più insidioso: la pregiudiziale sulla commissione paesaggistica, il pasticcio formale che secondo il Tar sardo ha reso superflua la trattazione degli altri punti contenuti nei ricorsi firmati da Nuova Iniziative Coimpresa, Comune di Cagliari e ‘Cocco Raimondo costruzioni’. Il Tar dovrebbe riprendere in mano carteggi, planimetrie, dati e relazioni per accertare in via definitiva qual è la realtà dei colli punici.
Ma restiamo alla cronaca di un’udienza apparsa superflua tant’era la fretta dei giudici di portarla a termine. Cerulli Irelli è rimasto alla sostanza, affermando che «la Regione ha fatto del suo meglio per salvare questo sito di interesse preminente». A Paolo Carrozza è toccato il compito più difficile, quello di chiarire il pasticcio della commissione regionale: il Tar ha stabilito che per costituirla era indispensabile una legge, la Regione ha dimenticato persino i curricula dei membri esterni. Ma l’autorevole costituzionalista, dopo aver ammesso che sono stati commessi errori da una parte e dall’altra, ha tagliato corto: «La Regione ha fatto bene a usare l’articolo 137 del Codice Urbani». Per questa ragione: «L’effetto del Codice è stato di cambiare regole e principii, compreso quello che riguarda la formazione delle commissioni nelle regioni a statuto speciale». La Sardegna - secondo Carrozza - si sarebbe limitata a esercitare un «potere delegato». Sulla stessa linea gli avvocati Giampiero Contu per la Regione, Carlo Dore per Italia Nostra e Giuseppe Andreozzi per Legambiente. Ma quando la parola è andata alle controparti sono cominciate le bordate. Benedetto Ballero (per la Cocco Raimondo) ha ribadito che «la Regione doveva legiferare in base allo statuto» e ha suggerito una soluzione rapida del problema: «Rimettere in atto le vecchie commissioni provinciali, si può fare nel giro di un mese». Secondo Ballero funzionarebbero meglio di un organismo «nominato ad hoc per decidere quanto si era già deciso» e potrebbero verificare come la zona fosse già pienamente «tutelata da vincolo paesaggistico e archeologico diretto e indiretto». Negato ancora una volta che la Sovrintendenza archeologica abbia scoperto nuove tombe fuori dall’area vincolata («l’ha detto l’archeologa Donatella Salvi, non l’abbiamo detto noi, basta leggere le sue relazioni tecniche») i legali di Nuove Iniziative Coimpresa - Pietro Corda, Antonello Rossi e Duccio Maria Traina - hanno battuto con forza sul tasto della commissione: per costituirla serviva una legge. Mentre gli avvocati Marcello Vignolo e Massimo Massa, che tutelano il comune di Cagliari, hanno difeso con decisione il dirigente dell’urbanistica Paolo Zoccheddu, finito sotto inchiesta penale per violazione delle norme ambientali, e hanno spiegato come quello di Tuvixeddu sia un «progetto di riqualificazione paesistica» perchè per il comune di Cagliari «il valore del paesaggio è il primo nella gerarchia degli interessi». Ricordato che oggi Tuvixeddu «non è che una discarica» l’avvocato Massa ha aperto uno spiraglio a un’ipotetica trattativa futura: «Se il parco è troppo piccolo - ha proposto - si può discutere su come allargarlo».
Fuori dal dibattito pubblico, la novità è la memoria depositata il 26 maggio dai legali di Coimpresa in risposta a quella dell’Avvocatura dello Stato, apparsa come la meno gradita: in dodici punti gli avvocati Corda, Rossi e Traina cercano di smontare in punta di diritto le affermazioni-denuncia dell’avvocato Borgo. Ma è il punto 13 che contiene il siluro più potente diretto all’amministrazione regionale, quello che tratta del progetto alternativo presentato dal governatore al Festarch del 2007: «La lettura della memoria sarebbe stata più leggera e spiritosa - è scritto - se l’avvocatura dello Stato ci avesse descritto i pregi del progetto del professor Gilles Clement, con le sue piattaforme mobili da cinquemila posti e le sue gallerie sotterranee (per intercettare le tombe più profonde?), quello che piace tanto al presidente della Regione e per la cui ‘rapida realizzazione’ la giunta regionale, pur non avendolo mai visto, ha conferito mandato agli assessori competenti con la stessa deliberazione che ha imposto sull’areale di Tuvixeddu-Tuvumannu un vincolo di natura tale da rendere irrealizzabili le previsioni dei due accordi di programma del 2000 e dei relativi strumenti urbanistici attuativi, autorizzati da tutte le autorità competenti. Perchè ora anche il Ministero preferisce che venga realizzato in luogo di un progetto approvato dai suoi stessi organi quello, che non ha mai visto, del professor Clement? Probabilmente solo per simpatia nei confronti del Governatore, i cui gusti paesaggistici il Ministero condivide irrazionalmente, a dispetto delle meditate valutazioni dei propri sovrintendenti».