Ecco il piano di rientro dai debiti stilato da Pietrantonio e bocciato dai sindacati della Fondazione
Il sovrintendente chiede un contributo straordinario di 1,2 milioni
Proclamati 4 giorni di sciopero. Martedì salta l'Elisir d'amore. La Cisl: «Il teatro è un bene di tutta l'Isola».
Se la Fondazione teatro lirico ha 25,5 milioni di debiti patrimoniali è colpa di Regione e Comune ma soprattutto della Provincia. Come molti enti locali che hanno sforato il patto di stabilità, non hanno potuto pagare i contributi pattuiti facendo mancare 5,9 milioni alle casse di via Sant'Alenixedda: 3 milioni la Regione, due il Comune, 840 mila euro la Provincia. Quest'ultima è entrata nella Fondazione nel 2007 ma, a guardare il bilancio, non ha mai versato un euro. E non ha nemmeno nominato il suo consigliere di amministrazione.
Ecco perché al 20 ottobre la Fondazione aveva 15,7 milioni di debiti a breve termine e 9,8 a medio e lungo termine. Ed ecco perché il soprintendente Maurizio Pietrantonio, nella relazione inviata alla Rsu aziendale, alle segreterie territoriali dei sindacati ed a tutti i dipendenti parla di uno «squilibrio strutturale patrimoniale non più sopportabile in termini finanziari, economici e anche di credibilità nei confronti dei terzi creditori».
«STIPENDI GARANTITI» Pietrantonio ha chiarito che «non sono in discussione il pagamento delle competenze e dei relativi contributi del personale» ed ha predisposto un piano di rientro che contiene una serie di ipotesi che, se non si realizzassero, costringerebbero la Fondazione a tagliare alcune opere programmate. Un piano giudicato «fumoso» dai sindacati, che per questo hanno proclamato quattro giorni di sciopero, il primo dei quali martedì in occasione della replica dell'Elisir d'amore.
IL PIANO DI RIENTRO Il problema più impellente non riguarda però i debiti patrimoniali, ma il passivo di due milioni. Per raggiungere il pareggio, il soprintendente prevede azioni sul fronte delle entrate e delle uscite. Nel primo caso chiederà alle istituzioni un contributo straordinario di 1,2 milioni di euro. Non è la prima volta che accade, ma se in passato grazie a variazioni di bilancio l'operazione è stata possibile, oggi appare più difficile anche a causa delle emergenze in atto, a meno che gli enti locali non decidano di sforare i patti di stabilità.
CONTENIMENTO DEI COSTI Sul fronte delle uscite saranno rinviati il concerto di Claudio Abbado (valore 100 mila euro) e un'altra iniziativa programmata nella stagione sinfonica. Saranno anche rivisitati i cachet contrattualizzati sino al 31 dicembre (valore 50 mila euro). Pietrantonio annuncia inoltre la revoca del contratto per l'informatizzazione amministrativa (valore 100 mila euro) e il contenimento di altre spese gestionali, con rinvio di investimenti programmati (valore 50 mila euro). L'insieme di questi atti - contributo straordinario degli enti e tagli ai costi - comporterebbe un ripiano di circa 1 milione e 500 mila euro.
LE ALTRE OPZIONI Un'ipotesi ottimistica e insufficiente a risolvere i problemi. Lo sa anche Pietrantonio che, non a caso, valuta anche altre tre prospettive: recuperare l'apporto della Provincia di Cagliari; portare a disavanzo il residuo non coperto, pari a circa 500 mila euro; provvedere ad ulteriori interventi di cancellazione e/o rinvio delle produzioni inserite nel cartellone residuo riferito al 2009.
«Il recupero dell'apporto della Provincia comporterebbe la soluzione ottimale e completa di qualsiasi preoccupazione residua. In caso diverso, il disavanzo di 500 mila euro sarebbe ampiamente recuperabile nell'ambito di uno-due esercizi successivi. Ma se nessuna delle prime due ipotesi fosse percorribile», aggiunge il soprintendente, «non rimarrebbe che attuare altri tagli alla programmazione residua del 2009 (in primis i 675 mila euro per la Bohéme, ndr)». Un'ipotesi drammatica, per Pietrantonio, secondo cui «prima di giungere a una scelta così drastica va fatto ogni sforzo e attuata ogni riflessione per verificare se sia possibile evitare al nostro pubblico una delusione e una penalizzazione così marcata»
SINDACATI PREOCCUPATI In una nota diffusa venerdì, Rsu e sindacati avevano denunciato «la scarsa volontà di chiudere il bilancio in pareggio» ed avevano definito i vertici della Fondazione «incapaci di prendere decisioni per la salvaguardia dei lavoratori e della vita stessa del teatro in quanto preoccupati solo della propria immagine». Accuse anche al sindaco, presidente della Fondazione, e al consiglio di amministrazione, che si sarebbero sottratti al confronto.
Ieri la Cisl-Fistel di Cagliari è intervenuta sostenendo che «la questione Teatro non può essere considerata una semplice vertenza aziendale perché la valenza del Teatro interessa l'intera Sardegna e merita un dibattito approfondito, viste anche le implicazioni sui tagli ai Fondi per lo spettacolo, attuati dal Governo, e gli impegni presi a suo tempo da parte di Regione, Provincia, Comune ed in parte mancati».
«CAMBIO DI ROTTA» In una nota, Fabrizio Carta e Mauro Dessì si dicono sorpresi per il «cambio di rotta» dopo anni di «politica di rigore che aveva ridotto le perdite» e ricordano che «già in passato il Teatro a causa delle politiche di vanagloria di altri amministratori ha rischiato il tracollo e solo con l'impegno di tutti, dalle maestranze al sindacato, sono usciti dalle secche. Il Teatro è un bene dell'intera comunità sarda», conclude la Cisl, «e tutti devono impegnarsi per trovare una soluzione».
FABIO MANCA
25/10/2009