Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

L'impianto solare e i costumi luminosi di un'Arcadia festosa

Fonte: L'Unione Sarda
23 ottobre 2009

Un nuovo, fiabesco allestimento



“Essa legge, studia, impara…io non so che sospirar”. Si sente decisamente inadeguato, Nemorino, davanti ad un'Adina che non è solo bella, ma anche dotta e scaltra. Ambientato secondo il libretto nei Paesi Baschi, L'elisir d'amore nella regia di Michele Mirabella assistito da Antonio Petris, ha piuttosto l'impianto solare e mediterraneo di un'arcadia festosa. Spighe, covoni, papaveri, sacchi di grano, festoni di farfalle.
Sotto un cielo sereno, i villici vestono di bianco e portano in spalla con leggerezza badili e rastrelli, la ruota del mulino è dipinta di celeste. Sono abiti luminosi, da meriggiare estivo, i costumi di Alida Cappellini e Giovanni Licheri, che firmano anche le scenografie. Adina, la capricciosa fittaiuola, giocherella con un parasole di stampo cittadino e le sue compagne indossano scarpe pastello, scialli, larghe gonne a balze. Nelle luci disegnate da Franco Angelo Ferrari, il tramonto è rosa e oro, la notte una luna larga e le case del villaggio paiono uscite dalle pagine dei libri animati per bambini. Incentrata sulla personalità di Adina, sui ghiribizzi di una donna che vuole dominare i cuori maschili, la vicenda de L'elisir d'amore ha i suoi personaggi di contrasto nelle figure di Belcore (“son galante, son sargente”) con divisa vagamente circense e nel gran medico Dulcamara, dottore enciclopedico. Che fa il suo ingresso a bordo di una carrozza con pale e eliche e danzatrici del ventre. Ha una parrucca da scienziato pazzo ovvero da Ritorno al futuro e inforca occhiali da motociclista. Vende uno “specifico simpatico, prolifico, che muove i paralitici, spedisce gli apoplettici, gli asmatici, gli asfitici, gl'isterici, i diabetici, guarisce i timpanatidi e scrofole e rachitidi”.
Che poi si tratti di semplice Bordeaux, anzi Bordò, non ha importanza ai fini della sua efficacia. Nemorino ne tracanna due bottiglie (sturare con riguardo, bere piano, aspettare un giorno) per scoprire che funziona benissimo per attrarre le donzelle ma non la sua riottosa. Per gli sponsali tra Belcore, comandante di un reggimento di carta, e Adina, mancata novella Isotta, tutti sono in rosso.
Velluti e damaschi intorno a una tovaglia che cala dal soffitto e si distende sul desco. La regia accentua il carattere buffo dell'opera: Nemorino, più che seduttivo è brillo e barcolla ignaro di essere diventato l'Epulone del circondario in virtù di un'inaspettata e cospicua eredità. Fatto che agli occhi delle intraprendenti compaesane lo trasforma da goffo contadino in ottimo partito. Potenza del filtro, pensa lui, per poi scoprire che l'unica che non bada al soldo è proprio lei, la disinteressata, e finalmente arresa, Adina la lettrice.
ALESSANDRA MENESINI

23/10/2009