Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Stadio vecchio, la partita si guarda in tv

Fonte: L'Unione Sarda
23 ottobre 2009

Dall'ex rettore al presidente di Confindustria: «È da rifare, salvando l'interesse pubblico»

La Cagliari che conta e il lungo dibattito sul nuovo Sant'Elia

Bocciatura praticamente unanime sulle attuali condizioni dello stadio di Cagliari.
La Cagliari che conta ama parlare dello stadio ma non frequentarlo. Più comodo godersi le partite davanti alla tivù, al calduccio della propria casa, seduti comodamente in poltrona. Dal mondo dell'impresa, della scuola, dell'università, della Chiesa, del volontariato, delle associazioni e delle professioni, arriva una bocciatura praticamente unanime sulle attuali condizioni dello stadio di Cagliari, anche se con sfumature diverse circa la soluzione migliore per il futuro. E tutti invitano le parti in causa (Comune, Regione e società rossoblù) a porre fine a un tormentone che sta andando avanti da anni.
Alberto Scanu , presidente di Confindustria Sardegna meridionale, è uno di quelli che la partita la segue in tivù: «Il Sant'Elia va cambiato - sostiene - realizzare un impianto più moderno accanto all'attuale mi sembra uno spreco. Quella della demolizione e ricostruzione a carico dei privati rappresenta la soluzione più economica per la casse pubbliche. La società del presidente Cellino va comunque sostenuta, visto che è il simbolo dell'intera Isola». Il nuovo rettore Giovanni Melis ammette di non aver seguito la questione e di non frequentare lo stadio, pur seguendo le sorti di Lopez e compagni attraverso la tivù: «Ma il calcio preferisco ancora praticarlo». Il suo predecessore Pasquale Mistretta si è fatto un'idea: «È dal 1970 che non vado assiduamente al Sant'Elia, pur restando tifoso di calcio - ricorda - dal punto di vista delle scelte sono stupito dai rinvii. Bisogna decidere se c'è l'interesse che l'impianto resti in quella zona. Se si valuta che questo sia importante, non si deve perdere tempo a parlare di rendite e guadagni per il Comune. Se il bene, pur diventando privato, è di interesse pubblico il gioco è fatto. L'aspetto più importante è un altro: cosa si vuole che ci sia là attorno? L'ideale sarebbe un qualcosa che consenta di far vivere quella zona al di là degli eventi sportivi, che si svolgono ogni due settimane».
L'avvocato e docente universitario Luigi Concas guarda il Cagliari nel salotto di casa sua e non si fa appassionare dal dibattito: «Possibile che la città non abbia emergenze più impellenti che quelle legate a un campo di calcio? - si chiede - sento parlare di affidare il tutto ai privati. Cioè, di fare affari con un bene fin qui pubblico. Mantengo le mie riserve». All'arcivescovo Giuseppe Mani non è mai saltato in testa di andare a vedere il Cagliari: «Anche se mi informo sempre sul risultato - precisa - sulla questione stadio non sono informato». Ne sa di più il parroco di Sant'Elia don Marco Lai : «Così com'è la struttura non può stare - sostiene - per il quartiere è solo un peso e non certo un vantaggio. Rendendola moderna e fruibile, magari con un'integrazione con la zona franca, potrebbe essere uno dei motori della rinascita».
Carlo Porceddu , presidente della Corte di giustizia federale, era assessore comunale allo Sport quando si iniziò a parlare di ristrutturazione: «Le curve sono state chiuse perché spezzoni di cemento armato iniziarono a crollare in testa agli spettatori - ricorda - sarebbe stata necessaria una manutenzione straordinaria che non si è mai fatta perché eccessivamente onerosa». Roberto Bolognese , presidente della Confesercenti provinciale, ribadisce una richiesta antica: «Il nuovo stadio non deve prevedere al suo interno esercizi commerciali - chiarisce - se lo realizzeranno i privati sarà una cosa positiva, visto che così si risparmieranno risorse pubbliche». Per il direttore dell'Authority portuale Paolo Fadda «c'è bisogno di aggiornare la visione sulla gestione di strutture di questo tipo - sostiene - gli stadi devono poter rendere anche dal punto di vista economico e magari accogliere altri tipi di spettacoli». Il presidente del Coni regionale Gianfranco Fara lamenta di non essere stato mai coinvolto nel dibattito: «Il mondo dello sport avrebbe potuto e potrebbe dire la sua - ricorda - comunque, tendenzialmente, sono favorevole alla realizzazione di uno stadio nuovo». ( a. mur. )

23/10/2009