Rassegna Stampa

Il Sardegna

Capoterra un anno dopo l'alluvione scatta il panico a ogni goccia d'acqua

Fonte: Il Sardegna
22 ottobre 2009

Ventidue ottobre. Oggi l'anniversario dei nubifragi che hanno sconvolto tutto il bacino del Rio San Girolamo

Stanziati 36 milioni per la messa in sicurezza. Prima bozza dello studio idrogeologico

Roberto Murgia cagliari@ilsardegnablu.it ¦

C'è voluto quasi un anno prima che la Regione stanziasse i fondi per la messa in sicurezza di Capoterra e dintorni. Nel frattempo è ancora in corso l'inchiesta sui fatti del 22 ottobre scorso, quando sono morte quattro persone e tutta l'area è stata devastata. E oggi 22 ottobre 2009, dodici mesi esatti dopo la tragedia, la gente ha ancora paura. «Terrore ogni volta che piove», hanno lasciato intendere i residenti nei giorni scorsi, «lo choc di quella giornata non può essere rimosso». Oggi ancor meno e, per ricordare, partiranno due fiaccolate, una da Frutti d'Oro, l'altra da Capoterra, per incontrarsi a Poggio dei Pini dove i parroci di Frutti d'Oro, Capoterra celebreranno una messa per le vittime. Antonio Sau dell'Associazione 22 ottobre preannuncia «toni sobri». Ma una cosa la specifica: «Siamo contenti che ci sia una prima bozza dell'atteso studio sul bacino del Rio San Girolamo, ma trentasei milioni di euro per la messa in sicurezza di tutta l'area sono solo un buon inizio». «Per le grandi opere previste non possono bastare di certo», gli fa eco il consigliere regionale del Pd, Marco Espa, anche lui residente a Capoterra. Già qualcosa, ad ogni modo, a un anno dal disastro. Solo la fase preliminare di uno studio che la società torinese Hidrodata ha consegnato alla Regione. A quanto pare, la direzione individuata è quella giusta: si parla di lasciare il fiume libero di esondare allagando i terreni circos tanti. Nel senso che avrebbe lo spazio per farlo, almeno 200 metri da una parte e dall'altra del letto. Tradotto: le aree circostanti diventerebbero inedificabili. Uno studio, insomma, che dovrebbe imprimere una svolta all'edilizia selvaggia di tutta l'area. Ancora secondo indiscrezioni, un viadotto di duecento metri lungo la statale 195 per scongiurare, in questo caso, il rischio di esondazioni.
L'ANNIVERSARIO cade proprio quando ancora si parla delle frane che hanno messo in ginocchio Messina e che hanno ucciso tante persone. Un'altra tragedia che ha contribuito a risvegliare il terrore nella gente di Capoterra e Frutti d'Oro. Soprattutto perché «alla luce di quello che è successo lì - aveva detto il presidente dell'Associazione 22 ottobre nei giorni scorsi - non vorremmo essere noi la prossima notizia». Messina, infatti, era stata già colpita dall'alluvione nel 2007. Il fatto era passato abbastanza inosservato. Due anni dopo, i morti e i dispersi. Nel caso sardo, un anno dopo è ancora in fase di bozza lo studio idrogeologico commissionato mesi fa dalla Regione. Insomma, nonostante ci siano tutti i presupposti, le cose non sono cambiate rispetto al 22 ottobre scorso, e i rischi, al momento, rimangono gli stessi. Se possibile, qualcuno ha anche cercato di peggiorarle. Chi, per esempio, ha rilasciato concessioni dopo il 22 ottobre nelle zone colpite dai nubifragi, facendo scaturire le indagini della Procura, che si sono fermate dopo che il sindaco di Capoterra, Giorgio Marongiu, ha congelato le concessioni nelle zone a rischio. Mentre non si è ancora chiusa l'inchiesta sulle opere pubbliche costruite dopo il 1999. Le indagini continuano anche sul filone del piano d'emergenza di cui il Comune di Capoterra si è dotato solo poco tempo fa. E su quello dell'allerta. Una cosa è certa: il 23 ottobre 2008 il capo della protezione civile, Guido Bertolaso, appena atterrato sul luogo del disastro aveva parlato di «speculazione edilizia» e del fatto che «quel giorno tutte le forze in campo hanno dato il massimo, ma alcune di queste forze non si parlavano, non comunicavano tra loro». Sarebbe mancata una cerniera, una «regia», come aveva detto il sottosegretario. Sempre a un anno dal disastro sono spuntate le immagini dal satellite agli atti del fascicolo. Le foto che meglio fanno capire l'importanza di quanto accaduto. Un tappeto di nubi che ricopre la Sardegna, con lo strato più spesso proprio su Capoterra. Che, in pratica, scompare travolta dalle nuvole quando sono le 6.20. Tra sette e le otto, sempre leggendo le immagini, la fase più attiva del nubifragio.


Il dato

Cinque vittime ¦
¦ In occasione dell'alluvione del 22 ottobre cinque persone hanno perso la vita: quattro nel territorio di Capoterra, una a Sestu. Tra le 7 e le 8 sono caduti 200 mm di pioggia, ma il nubifragio era cominciato alle 6: il dato è vicino ai massimi orari di precipitazione mai registrati nel Mediterraneo.