GIOVEDÌ, 22 OTTOBRE 2009
Pagina 1 - Cagliari
Partito anti-Cellino tenta la carta della Regione, il Comune pone rimedio
ALESSANDRA SALLEMI
CAGLIARI. Il 30 ottobre è il termine fissato dalla Figc per ricevere la candidatura di Cagliari a ospitare alcune partite degli Europei di calcio del 2016. Bisogna presentarsi con uno stadio a norma Uefa. Il Sant’Elia si potrebbe anche ristrutturare, nei cassetti ci sono progetti preliminari spendibili con la Federazione calcio alla quale, al momento, interessa solo la certezza delle procedure. Quindi, nel dibattito non ufficiale, si stanno agitando tre falsi problemi.
Il primo è sul Sant’Elia troppo vecchio. Il secondo è sul Sant’Elia che non può essere toccato perché Regione potrebbe chiedere conto delle scelte. Il terzo è sull’urgenza di sposare l’unico progetto pronto (Cellino) perché senza un preliminare Figc non accetta candidature. Questi tre fantasmi tentano di prendere il posto del dilemma vero: Cellino sì, Cellino no. Il Cagliari calcio ha presentato un progetto solo di recente, ma è da anni che ragiona col Comune per costruire uno stadio all’inglese: piccolo quanto serve per un pubblico ridimensionato dalle dirette televisive, con gli spalti vicinissimi al campo. Poi c’è il contorno che «deve rendere moderna la presenza di uno stadio in una città», ma soprattutto lucrosa per il suo titolare: non si possono spendere milioni di euro per una struttura che si usa due volte al mese, quindi sì a negozi, strutture sportive da affittare, alberghi, ristoranti.
Ieri mattina due terzi dei tecnici del Comune si chiedevano cosa fosse la novità di una Regione di centrodestra legatissima a Berlusconi che avrà da ridire se in Municipio decideranno di buttare giù il Sant’Elia per un altro stadio fatto da Cellino, l’imprenditore che a suo tempo accettò la richiesta (di Berlusconi) di candidarsi nella lista di Mauro Pili dopo che Gigi Riva gli aveva detto di no. Certo che la storia della Regione potrebbe diventare vera: in fondo, il Sant’Elia, per la sua origine di stadio costruito sull’area venduta dalla Regione alla cifra simbolica di 100 mila lire col vincolo di farci lo stadio comunale, potrebbe tornare a interessare la casamadre. Ma giusto per capire quanto sia stato solo un tentativo di altolà al progetto Cellino da parte dei pochi, ma molto tenaci, che non lo vogliono, ecco ieri il comunicato dell’assessore al Patrimonio, Luciano Collu: si sta confezionando una delibera per chiedere alla Regione l’eliminazione delle clausole al «fine di inserire lo stadio nel patrimonio disponibile del Comune».
Il sindaco Emilio Floris dice: il Sant’Elia va buttato giù. «Non è il Colosseo, ma uno stadio di 40 anni che ha perso la sua funzione principale - spiega -. Concepito per ospitare non solo il calcio, non è mai stato usato per altro se non una o due volte». A rinforzo, ieri si diceva: sta per passare la legge sulla privatizzazione degli stadi. E qualcuno altro sosteneva che, uno stadio dal contorno immaginato nel progetto Cellino, potrebbe interessare a un immobiliarista con la forza economica di spendere quel che Cellino non ha. «Mai ricevuto una manifestazione d’interesse da altri», dice Floris. Forse perché il colpo di scena è atteso fra qualche passaggio burocratico.