Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

“Non me la bevo”: i bambini imparano i pericoli dell'alcol

Fonte: L'Unione Sarda
22 ottobre 2009

Iniziativa del Comune



Quasi ventiquattro ragazzi sardi tra gli 11 e i 18 anni sono a rischio alcol. E il primo bicchiere - se non addirittura la prima sbronza - arriva prestissimo, a undici anni. Per questa ragione, il Comune ha messo in piedi l'iniziativa “Io non me la bevo”, rivolta ai bambini delle quinte elementari e delle medie. La campagna è stata presentata ieri mattina nell'aula consiliare del Municipio, alla presenza dell'assessore alle Politiche scolastiche Edoardo Usai e dei suoi omologhi di Regione, Maria Lucia Baire, e Provincia, Valentina Savona (oltreché del direttore dell'ufficio scolastico regionale Armando Petrella e dei rappresentanti della Azienda sanitaria).
LA CAMPAGNA Un problema evidentemente sentito anche dai diretti interessati: i tanti ragazzini presenti alla conferenza stampa hanno ascoltato in religioso silenzio gli interventi dei relatori. I quali, naturalmente, si sono soffermati sui pericoli legati al consumo di alcol. I ragazzi, dal canto loro, potranno approfondire ulteriormente l'argomento proprio grazie alla campagna. Intanto, saranno organizzate nelle scuole una serie di incontri nel corso dei quali medici e psicologi della Asl spiegheranno le ragioni per le quali è meglio non farsi tentare dalla bottiglia. Gli stessi ragazzi (coinvolti 1.084 iscritti alla quinta elementare e 4.282 delle scuole medie) riceveranno opuscoli informativi.
LA BROCHURE Molto accattivante lo stile dell'opuscolo: vengono, in primo luogo, sfatati una serie di luoghi. “Ho sentito dire che il vino fa buon sangue”, si legge. La risposta è lapidaria: “Non è vero. Il consumo di alcolici può essere responsabile di varie forme di anemia. Insomma, l'esatto contrario”. Vengono contestati anche altri luoghi comuni come quelli che sostengono che l'alcol fa digerire o che la birra e il vino sono meno pericolosi dei superalcolici.
IL COMUNE Un'iniziativa che si inserisce in un duplice filone. In primo luogo, la lotta all'alcolismo. «Già ora», spiega la dirigente dei Servizi sociali Ada Lai, «abbiamo 83 ragazzi in comunità perché i genitori sono alcolisti. E, attraverso gli operatori, ne seguiamo quotidinamente, per la stessa ragione, 106». E poi c'è l'aspetto educativo. «La campagna», puntualizza Usai, «fa seguito a quella dello scorso anno sull'obesità. Questa è l'età nella quale intervenire per insegnare ai giovanissimi comportamenti corretti che condizioneranno in positivo la loro vita». ( mar.co. )

22/10/2009