Edilizia. La commissione Cultura scopre il cantiere di vico II Merello: edifici da quattro piani più attico
Il piano di recupero risale alla giunta Delogu. L'ex consigliere Agnesa: «Le mani sulla città»
Ennio Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦
In fondo a vico II Merello, sotto il costone roccioso di Buoncammino, c'è una delle poche aree verdi del centro storico. Uno spazio di 5 mila metri quadrati dove fanno bella mostra di sè una vecchia cava di tufo utilizzata almeno fino agli anni '20 e un villino dei primi del '900. In quest'angolo verde di città, stanno per piovere migliaia di metri di cubi di cemento, due bei palazzoni (quattro piani più attico e parcheggi) della società Edilstruttura. Il cantiere è aperto e le gru da vico II Merello svettano altissime fino a viale Buoncammino. Tutto in regola. C'è il sì del consiglio comunale e ci sono anche i pareri favorevoli delle due Sovrintendenze (Archeologica e Beni paesaggistici). Eppure a lanciare l'allarme sarebbe stata la commissione Cultura. Durante il tour lungo le servitù militari, i commissari si sarebbero imbattuti nell'enorme scavo per la fondazione di uno degli edifici. Troppo tardi. In questa legislatura passa solo, il 20 settembre 2007, una variante alla concessione edilizia del piano di recupero “Vecchia cava”, (si chiama così l'intervento edilizio di vico II Merello): la maggioranza votò compatta per il sì, mentre l'opposizione si astenne. Nessun contrario. La storia della lottizzazione nasce il 12 maggio del 1997 quando il consiglio comunale approva il piano di recupero “Vecchia Cava”, con l'attuazione disciplinata da una convenzione stipulata il 14 settembre del 1998 tra il Comune e la società Edilstrutture. Le concessioni per le urbanizzazioni arrivano dopo un anno, mentre per la costruzione degli edifici e la ristrutturazione della villetta bisogna attendere il 6 marzo del 2006. Nel maggio dello stesso anno l'intervento incassa il sì della Soprintendenza ai Beni Paesaggistici, mentre quella dei Beni Archeologici arriva ad ottobre, sempre nel 2006. Si tratta quindi di un piano datato (il primo della della giunta Delogu in materia di Urbanistica) i cui effetti si vedono soltanto oggi.
«TUTTO grazie ad un'astuzia dell'impresa», spiega Gianni Agnesa, direttore del Formez, ma all'epoca consigliere comunale Pds, «che avrebbe agito sfruttando al meglio le pieghe del regolamento». Nel nuovo Puc Edilstruttura riesce ad inserire il lotto (fabbricabile) della vecchia cava dentro il perimetro centro storico, all'interno del quale costruire è più agevole. Nel centro s torico il regolamento edilizio permette l'edificazione in un lotto soltanto all'interno di un piano di recupero di un isolato e solo con il consenso dei proprietari di tutti gli altri lotti che compongono l'isolato. E la ditta dimostra poi che il lotto corrisponde perfettamente all'isolato, del quale, tra l'altro, è l'unica proprietaria. Può dunque tirare su i palazzi. Agnesa evidenzia le incongruenze ignorate dal Comune: un'area verde del centro storico cementificata e non con villette tipiche come quelle che si affacciano in viale Merello, bensì da palazzine da zona di espansione. «Sarebbe stato più opportuno replicare la villetta esistente», spiega ancora Agnesa, «mi chiedo a quale tipologia costruttiva abbia fatto riferimento il Comune? Forse i palazzoni di San Benedetto sono diventati “tipologia storica abitativa”? La verità è che siamo tornati alla politica delle “Mani sulla città” dell'edilizia ad ogni costo».
La chiave
1 L'ispezione delle servitù ¦
¦ Prosegue il tour della commissione Cultura lungo le servitù militari. «Chiediamo», spiega Maurizio Porcelli, «che l'area militare di vico III Merello venga inserita nel sistema verde assieme all'orto dei cappuccini».
2 I dubbi dello Sdi «Impossibile» ¦
¦ «Faranno i palazzi davanti alle vecchie cave», accusa Mondo Perra (Sdi) «come è possibile? Affianco c'è un'area militare in via di dismissione e lo stesso impresario ha detto di avere già l'ok della Regione per entrarne in possesso».