Il caso. I sindacati: «Costretti a lavorare in situazioni difficili e nessuno interviene»
Ieri sopralluogo degli ispettori dell'Asl a Palazzo di giustizia
Acqua che scende dal soffitto, muri scrostati, pompe di calore guaste e corridoi al buio. Sono alcuni dei problemi del Palazzo di giustizia.
Il contro soffitto del piano terra, di fronte alla sezione dei giudici del lavoro, è venuto giù di colpo ai primi di settembre. Intonaco e pezzi di muro sono caduti a terra e solo per un caso (le udienze non erano ancora iniziate) il corridoio era vuoto. Oggi, a distanza di 50 giorni, l'andito è ancora dimezzato: una transenna circonda il luogo del delitto come nei film polizieschi di seconda scelta e un cartello («Attenzione, caduta calcinacci»), avvisa che è meglio camminare veloci e dall'altra parte.
ACQUA L'ultima ruga comparsa negli uffici del Palazzo di giustizia invece è nel Tribunale di sorveglianza, quarto piano dell'ala «nuova». Nuova solo sulla carta - è stata completata negli anni Ottanta, mentre il resto della struttura è del dopoguerra -, a giudicare da quello che è successo la settimana scorsa: prima i soffitti si sono inzuppati d'acqua, poi nei corridoi è iniziato a piovere. Anche se fuori splendeva il sole. I funzionari hanno risolto con secchi e bacinelle, per evitare di scivolare. Troppo tardi: un impiegato era già caduto. Ieri sono arrivati anche gli ispettori dell'Asl: volevano verificare le condizioni di lavoro dei 600 dipendenti del Ministero.
I SINDACATI La preoccupazione di Maurizio Macis, sindacalista dell'Ugl e membro della Rsu, si chiama inverno: «Dopo l'afa patita per tutta l'estate, ho paura del freddo in arrivo: l'impianto di riscaldamento non funziona. Come quello di condizionamento, del resto».
TEMPERATURA Fino a pochi giorni fa, nelle stanze del Tribunale, si moriva di caldo: il termometro è rimasto ben ancorato vicino ai trenta gradi anche a settembre e ottobre. In questo caso il bollettino parla di quattro funzionari svenuti, per cali di pressione legati alla temperatura, in tre mesi. Il sistema di aerazione è vecchio e per sistemarlo servirebbe un intervento di manutenzione straordinaria, di competenza del ministero della Giustizia. Che però non lo ha mai fatto. La cura ordinaria invece è affidata al Comune: un vetro rotto, un bagno intasato. Bisogna fare una segnalazione alla Corte d'appello, che informa poi il Municipio. Una procedura che andrebbe in pensione se venisse applicata la legge 240 del 2006, che prevede tra le altre cose la creazione di una direzione regionale per la Giustizia. Organo che dovrebbe occuparsi direttamente della manutenzione. Compito che invece spetta ai Comuni e così nel frattempo passano i giorni, le settimane. O gli anni, come nel caso degli archivi ospitati nel sottopiano: «Ci sono topi, blatte e tarme: chiediamo un risanamento, ma nessuno si è mosso», ricorda Alberto Manunza, responsabile della sicurezza e rappresentante sindacale per la Cgil. «Non solo: l'illuminazione è insufficiente». E quando i commessi cercano i fascicoli negli armadi, devono farsi luce con gli accendini.
MICHELE RUFFI
20/10/2009