Il Comune ha scelto: «Lo stadio è da abbattere e ricostruire»
Ieri il sopralluogo della commissione Uefa-Figc: «Il Comune è in ritardo». La replica di Cicero: «Possiamo ancora farcela».
di ANTHONY MURONI
Dopo mesi di tira e molla l'orologio della storia infinita sul futuro dello stadio Sant'Elia sta per battere i suoi istanti decisivi.
IL SOPRALLUOGO I componenti della commissione mista Uefa-Figc (presenti i funzionari federali Alessandro Pinto e Roberto Regni, oltre al vice presidente della commissione tecnica dell'Uefa Charlie Thornton), ieri in città per incontrare i rappresentanti della struttura comunale e del Cagliari calcio, sono stati chiari: «Non è più tempo di rinvii o risposte interlocutorie - hanno detto cortesemente, ma in maniera ferma, al capo di gabinetto del sindaco Francesco Cicero - per includere anche il capoluogo sardo nell'elenco delle città candidate a ospitare alcune partite degli Europei di calcio 2016 (che l'Italia si candida a organizzare) serve un atto ufficiale del Consiglio comunale che impegni la città a realizzare entro un paio d'anni uno stadio perfettamente a norma». Perché l'attuale Sant'Elia, come si va dicendo da mesi, è non solo inadeguato ma persino irrecuperabile.
LA RELAZIONE A metterlo nero su bianco, anche se la notizia è ancora top-secret e verrà ufficializzata solo nella giornata di oggi, è stata la commissione tecnica incaricata dal sindaco di verificare quale sia la soluzione migliore per dotare l'attuale stadio dei requisiti di comodità, funzionalità e modernità richiesti dall'Uefa e imposti dagli standard ormai in uso negli impianti di tutta Europa.
«Non ci sono le condizioni per procedere a una semplice ristrutturazione, resta solo il progetto da noi presentato mesi fa per la costruzione della Karalis Arena», racconta il dirigente del Cagliari Marcello Vasapollo, che ieri ha rappresentato la società rossoblù nel vertice svoltosi al Sant'Elia, «questo è quello che i dirigenti comunali hanno detto con chiarezza ai nostri interlocutori arrivati da Roma».
LA DECISIONE Francesco Cicero, visto il suo ruolo, non conferma e non smentisce: «Non ho titolo per rispondere a nome della commissione - dice - visto che il mio compito è quello di coordinare il lavoro per la predisposizione del dossier complessivo da presentare alla Federazione. Posso solo dire di aver preso atto che i tempi richiestici per dare una risposta definitiva circa le nostre reali intenzioni di far parte della rosa di città da includere nel dossier da presentare all'Uefa per la candidatura sono strettissimi. E di aver già riferito questa condizione al sindaco. Che dal suo canto ha assicurato, per mio tramite, un pronunciamento praticamente immediato».
IL SINDACO E in tarda serata lo stesso primo cittadino ha confermato quest'intenzione: «Anch'io non so ancora nulla circa il pronunciamento definitivo della commissione tecnica - ha detto - ed è giusto acquisire quest'informazione nelle sedi ufficiali. Per domani (oggi ndr.) ho convocato un incontro dal quale dovremo uscire con un'idea definitiva. Mi rendo conto anch'io che non è più il tempo dei rinvii, dovremo prendere una decisione definitiva, tenendo conto delle procedure di legge. Va trovata una giusta formula dal punto di vista non solo urbanistico ma anche patrimoniale. Perché la nostra intenzione è quella di cedere l'area al Cagliari calcio perché sia poi il soggetto privato a mettere a norma lo stadio. Sia che si debba procedere a una ristrutturazione o che, come sembra probabile, sia necessario procedere a un abbattimento e a una successiva ricostruzione».
IL PRESIDENTE Da Miami il presidente Cellino ha seguito la convulsa giornata di ieri attaccato al telefono: «Finché non vedrò un provvedimento scritto nero su bianco non crederò al fatto che la nostra città possa avere a breve un nuovo stadio, funzionale sia per il pubblico che per i giocatori che lo devono utilizzare - dice, anche utilizzando la solita copiosa dose di scaramanzia il massimo dirigente rossoblù - ho sempre creduto che la burocrazia potesse rappresentare un ostacolo, ma le difficoltà di questi giorni dimostrano che il problema andava affrontato e risolto mesi fa. La Federazione, per tenere in piedi la nostra candidatura a ospitare gli Europei, sta chiudendo più di un occhio. Perché i ritardi e le indecisioni si stanno sommando».
20/10/2009