Sant'Elia. Ecco le condizioni che il patron rossoblù detta a Floris sul nuovo stadio
«Se non sarò messo in condizione di rigenerare l'area sarò costretto a trovarne un'altra »
Ennio Neri cagliari@ilsardegnablu.it ¦
E l’ultimatum è messo per iscritto. Il presidente rossoblù Massimo Cellino mette l’amministrazione alle strette: o sarà messo in condizione di “rigenerare” il Sant’Elia, oppure si troverà costretto a individuare “localizzazioni alternative” dove realizzare il nuovo stadio. Tutto nella lettera di sei pagine che lunedì 5 ottobre il Cagliari ha spedito al sindaco Emilio Floris, (in queste ore a riflettere sul futuro dell’impianto). Cellino esordisce parlando di “ristrutturazione” della struttura, ma due pagine dopo la stessa ipotesi viene esclusa e si fa riferimento all'integrale demolizione e ricostruzione in sito.
LA LETTERA ripercorre la storia dello stadio: la nascita nel 1970 nell'anno dello scudetto, il restauro per i mondiali del 1990 (da 68 mila a 40 mila posto a sedere) fino alla crisi della decadenza strutturale della fine degli anni '90, quando emerge l’insussistenza dei requisiti di sicurezza richiesti dal decreto ministeriale del 1996. Nel 2002 il Comune concede la gestione dello stadio al Cagliari. In virtù della convenzione il Cagliari nello stesso anno installa nei settori nord, est e sud dell’impianto le tribune tubolari prefabbricate. La società racconta di aver speso 2 milioni di euro per l'adeguamento alle norme successive, ma la mancanza dei requisiti Uefa e Coni esclude il Sant'Elia dalla possibilità di ospitare gare internazionali. E nemmeno le gare di Euro 2016 potrebbero essere disputate: serve infatti la copertura integrale, l'eliminazione delle separazioni verticali e orizzontali tra i vari settori delle tribune e tra gli spettatori e il campo di gioco.
E POI IL NODO: le cattive condizioni dell'impianto non consentono una ristrutturazione vera e propria, si rende necessaria la demolizione integrale e la ricostruzione nello stesso sito, e cioè sul sedime dove oggi sorge il Sant'Elia (coi lavori a carico della società, senza un euro di spesa per il Comune) per un nuovo impianto coperto da 30 mila posti a sedere. Il Cagliari chiede di acquisire la proprietà dell'impianto “per poter operare l'integrale rigenerazione e riqualificazione”. L'ambizione della società nasce dal fatto che lo stadio non può esser gestito dal Comune, data la vocazione esclusivamente calcistica dell'impianto e il Cagliari si trova ad essere la società calcistica più rappresentativa a livello locale. Viale La Playa mira dunque alla ad evidenza pubblica per poter concorrere all'acquisto dell'impianto per rigenerarlo. E qualora l'amministrazione non dovesse dar corso all'istanza del Cagliari, la società andrà a costruire lo stadio altrove: la situazione del Sant'Elia non consente di poter andare oltre. ¦
La relazione sarà decisiva ¦
¦ In via Roma nessuna decisione sarà presa prima della stesura della relazione della commissione tecnico- amministrativa attualmente al lavoro. Filtrano indiscrezioni circa un conto salatissimo da presentare a Cellino per l'acquisto dello stadio: si parla di 80 milioni di euro (50 per lo stadio e 30 per la superficie). In piedi la possibilità di realizzare accanto alla Karalis Arena il nuovo palazzetto dello Sport.
Le chiavi
«Non demolitelo» le voci contrarie ¦
¦ Contrari all'ipotesi di radere al suolo lo stadio l'opposizione in consiglio comunale (che reclama l'impianto per lo sport dilettantistico e i grandi eventi) e il bomber Gigi Riva.
Un contenzioso sui canoni ¦
¦ A complicare le ambizioni di Cellino il contenzioso con l'amministrazione sui canoni mai versati e l'esposto alla Corte dei Conti, presentato nel 2003 dall'allora consigliere comunale Dore.