Nessuna invasione di lettini e ombrelloni, in Sardegna le spiagge più libere d'Italia
CAGLIARI. La commissione europea ha bacchettato il governo nazionale, che nella legge sulla concorrenza ha deciso di non affrontare il tema e accetta lo status quo. L’Antritrust se l’è presa direttamente con la Sardegna, che con legge le ha prorogate in automatico fino al 2033, adeguandosi alla normativa nazionale.
È autunno e imperversa il maltempo, ma le concessioni balneari sono l’argomento che sta scaldando i tavoli idi confronto a vari livelli istituzionali. Si parla delle aree di spiaggia che vengono concesse ad uso esclusivo dei privati, con lettini e ombrelloni, che durante la stagione estiva costituiscono un gigantesco business. L’Europa dice che la loro gestione deve essere affidata al mercato e che l’assegnazione avvenga attraverso bandi trasparenti che garantiscano la concorrenza. La legge italiana permette agli attuali titolari di sfruttare l’arenile per altri 12 anni, tagliando fuori chiunque ambirebbe ad entrare nell’affare.
In Sardegna la Regione si è allineata con Roma e ha prorogato l’esclusiva a chi già ce l’ha. Ma è di tre giorni fa la pubblicazione di un parere dell’autority per la concorrenza e il mercato. Rivolgendosi al governo regionale il garante ha minacciato ritorsioni legali in caso di rinnovo automatico della titolarità delle concessioni.
Ma di cosa si parla? I numeri sono contenuti nel dossier di Legambiente “Spiagge, la situazione e i cambiamenti in corso nelle aree costiere italiane”.
Per la Sardegna emerge un dato: su 595 chilometri di coste sabbiose sussistono 5.394 concessioni sul demanio marittimo, 573 per stabilimenti balneari e 218 per campeggi e strutture ricettive. Risulta occupato da lettini, ombrelloni e campi per varie attività il 20,7% delle spiagge dell’Isola. Poco, pochissimo rispetto ad altre regioni. Una percentuale minore si registra solo in Molise e Friuli Venezia Giulia. Ma c’è da dire che in due sommano appena 96 chilometri di costa sabbiosa: da loro il business del mare non esiste.
Un ulteriore confronto è utile per comprendere il dato sardo: in Liguria e Campania la superficie sabbiosa coperta da concessioni sfiora il 70% del totale. Una selva di stabilimenti, dall’altra parte del Tirreno. Da questa, le spiagge sono libere. L’affare c’è, ma è concentrato.
E, comunque, ci sono le distorsioni: il dossier di Legambiente spiega che “nel 2020 le 59 concessioni balneari del comune di Arzachena, in Costa Smeralda, hanno versato allo Stato in tutto un canone di 19mila euro l’anno”. Una media di circa 322 euro ciascuna l’anno. Praticamente nulla, si legge, “ se confrontati ai 400 euro giornalieri richiesti per un ombrellone con 2 lettini all’Hotel Romazzino di Porto Cervo”.