DOMENICA, 18 OTTOBRE 2009
Pagina 38 - Cultura e Spettacoli
Lo scrittore Andrea Vitali al teatro Massimo incanta con la leggerezza
L’autore di «Almeno il cappello» in un reading di racconti inediti E Lasorella parla di giornalismo
SABRINA ZEDDA
CAGLIARI. Che cosa succede se due gemelli si innamorano della stessa donna? Una tragedia, si potrebbe pensare, cercando di immaginare chi potrebbe averla vinta. Andrea Vitali la vicenda la racconta con leggerezza, sviscerando il dramma psicologico di chi sente la propria storia d’amore a rischio, le mille paranoie, la rivalità con il contendente. Sino al finale a sorpresa, dove dopo una cena a tre i suoi “gemelli monouguali” esibiscono «denti affilati come coltelli» e poi coltelli veri, usati per spartirsi l’amata. Il racconto è uno dei tanti inediti, ambientati sulla sponda orientale del lago di Como, che lo scrittore bellinese ha regalato ieri al pubblico del Teatro Massimo nella prima giornata del Festival letterario Francesco Alziator. Giacchetta marrone in renna, camicia celestina, gli immancabili occhialini da vista con le lenti oscurate, il medico-scrittore, fresco del suo ultimo romanzo «Almeno il cappello», edito da Garzanti, si è esibito in uno spumeggiante reading con i comaschi Sulutumana (Gian Battista Galli, voce e fisarmonica, Francesco Andreotti, pianoforte, Nadir Gori, contrabbasso, Angelo Galli, flauto e percussioni, Samule Cereghini, batteria). Parole ora appena sussurrate, quasi fossero delicate carezze, ora cantate nitide e chiare, per raccontare la quotidianità e capire, infine, che a volte sono proprio le parole a rendere straordinaria anche la normalità. Ecco allora che Vitali parla di «una luce inutile come una voce registrata che ripete sempre le stesse cose», o di pranzi con «menù fatti solo di parole perché da tempo avevamo deciso di nutrirci solo di queste». L’incontro con Andrea Vitali non è stato l’unico appuntamento con gli autori della giornata. Prima di lui è arrivata in città per presentare il suo ultimo libro, «Verde e zafferano. A voce alta per la Birmania», edito nella collana Overlook della Bompiani, la telegiornalista Carmen Lasorella, intervistata dal giornalista Fabio Manca. Non un romanzo il suo, ha tenuto a precisare Lasorella, «ma il lavoro di una giornalista». Reportage, interviste, dati sulla situazione economica della Birmania, dove dal 1962 a comandare è il regime militare, e dove il 40 per cento del Prodotto interno lordo è usato interamente per l’acquisto di armi, con la complicità di paesi come la vicina Cina, perché sebbene ci sia l’embargo «le frontiere sono porose». Per Carmen Lasorella è stata anche l’occasione per parlare di giornalismo e potere.
Cosa vuol dire libertà di stampa? «Che ho una notizia e la pubblico», è stata la riposta netta della giornalista. Roba difficile di questi tempi, ammette Lasorella: «Siamo in condizioni in cui se si dice qualcosa contro il pensiero dominante vieni visto come un nemico». Allora ecco la ricetta: «Fare il giornalista per, non contro. Il giornalista non è un qualunquista se non si schiera: fa solo il suo mestiere».
Il festival con la direzione artistica dello scrittore Salvatore Niffoi prosegue stamane alle 11 con la giornalista Francesca Figus che intervista la scrittrice Cinzia Tani. Alle 17, un altro giornalista, Alfredo Franchini, presenterà l’omaggio a Fernanda Pivano e Fabrizio De Andrè con Elena Valdini ed Enrico Rotelli.