Mostre Lino Fois all'Exmà
“Carillon” è una dolce parola francese che evoca il ricordo sonoro di semplici o più complesse melodie; la memoria visiva di piccole e rigide ballerine che ruotano su se stesse o di inviolabili scatole portagioie, scrigno e custodia di preziosi tesori femminili. “Carillon” è anche il titolo dell'ultima mostra di Lino Fois, visitabile nella sala della Terrazza dell'Exmà di Cagliari, fino al 30 ottobre.
L'artista, nato a Sant'Antioco nel 1959, dopo aver conseguito la Laurea al Dams di Bologna, negli anni Ottanta inizia la sua personale ricerca artistica e solo dal 2004 rende pubblico il suo lavoro esponendo, con continuità, in gallerie pubbliche e private.
Circa trenta le opere in mostra, la maggior parte eseguite tra il 2008 e il 2009. Scatole musicali che non si aprono e non suonano, nonostante la chiave d'avvio, ben ferma nel fianco, inviti l'osservatore a dare la carica al marchingegno nascosto. Sono “falsi ready-made”, così li definisce l'artista, che li realizza personalmente con la cura paziente di un sapiente artigiano. Fois crea veri e propri assemblaggi adagiati sulla scatola in legno, spesso laccato e ricoperto, secondo una consuetudine dell'artista, da scritte indecifrabili che corrono veloci, leggere ed eleganti a narrarci storie fantastiche, fiabe mai raccontate.
Così, piccole e coloratissime statuine di vecchi presepi, ormai sbeccate, o foto in bianco e nero, sbiadite dal tempo, diventano i personaggi inventati che animano scenari surreali in cui si accostano, in un disordine solo apparentemente casuale, conchiglie, legnetti, fogli accartocciati, frammenti di specchi, libri in miniatura e orologi fermi da anni. Sono oggetti graziosi e piacevoli alla vista, per la qual cosa è consigliabile una lettura lenta della mostra e del singolo pezzo.
Ad aiutarci i titoli che sembrano quasi le avvertenze o le istruzioni per l'uso e il funzionamento. Lunghe didascalie narrative che ci svelano che questi carillon sono piuttosto delle moderne lampade di Aladino, in grado di avverare e realizzare ogni nostro sogno. Ecco che allora, “Dopo aver caricato il carillon” - questo è l'incipit del titolo di quasi tutte le opere in mostra - cadrà una stella e potrete esprimere un desiderio. Desideri romantici e nostalgici come quello di poter rivedere i luoghi più belli visti durante l'infanzia; o più concreti e reali come la speranza di arrivare alla fine del mese con un po' di soldi e magari, finalmente, riuscire a comprare una casa.
Un'esperienza sinestetica che coinvolge completamente lo spettatore evocando immagini, suoni e odori. Dopo aver dato la carica al carillon la piccola Giulia vi racconterà del giorno della sua Prima comunione, quando si voleva nascondere perché si vergognava di quell'abito bianco e oro che profumava di mandorle amare. Una poetica quella di Fois che, come scrive Alessandra Menesini, curatrice della mostra, “ama il paradosso, smonta i nessi e squilibra le proporzioni”. Allora non stupitevi se, mentre le stelle in equilibrio instabile sembrano in attesa di cadere, Baldassarre, rimasto orfano degli altri due Re Magi e incurante della cometa che lo guida, si preoccupa solo di tramutare la mirra in birra.
MARZIA MARINO
19/10/2009