Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Quando Sander scoprì l'angolo sardo del '900

Fonte: L'Unione Sarda
16 ottobre 2009




Fu un soggiorno lungo un mese, quello di August Sander in Sardegna. Accompagnato dai fratelli Filippo e Renato Figari e portandosi appresso due macchine, una a lastra e una a rullini, il fotografo tedesco perlustrò l'isola in quasi tutti i suoi angoli. Realizzò un reportage composto da 300 immagini, 150 delle quali visibili dal 17 ottobre al 1 gennaio alla Galleria Comunale d'Arte di Cagliari nella mostra “August Sander, Sardegna. Fotografie di un viaggio in Italia 1927”. La rassegna, una prima mondiale, è stata presentata alla stampa dall'assessore alla Cultura del Comune Giorgio Pellegrini, dalla direttrice del Die Photographische Sammlung /Sk Stiftung Kultur di Colonia, da Rajka Knipper, collaboratrice scientifica del suddetto organismo e da Anna Maria Montaldo, responsabile delle Collezioni Civiche. Costata anni di trattative, la mostra è stata realizzata anche grazie al grande contributo della Base Aerea di Decimomannu che ha trasportato il materiale con aerei militari. Dunque ha un costo contenuto:25.000 euro.
Nelle sale della Galleria liberate in parte dalla Collezione Ingrao, le architetture, i visi, i costumi, i monumenti di una Sardegna in bianco e nero ripresa da Sander con stile nitido e narrativo. Nato nel 1876, il fotografo eccellente era figlio di un armatore di miniere ed è stato cernitore. Fu uno zio ad aiutarlo a comprare la sua prima macchina fotografica e in seguito il giovane (anche pittore) si perfezionò nel nuovo mestiere a Berlino, Lipsia, Dresda. Nel 1902 diventa titolare a Linz della Photographische Kunstanstalt Greif e dopo, in Austria, apre un atelier in cui offre servizi di ogni tipo. Nel successivo studio di Colonia, comincia a lavorare alla sua più celebre opera, “Uomini del XX secolo”.
La grande guerra lo vede sul fronte sino al 1818. Nel 1931 è ormai noto ed apprezzato ma la sua crescente fama non lo mette al sicuro dalle persecuzioni dei nazisti. Suo figlio Erich, membro del Partito tedesco dei lavoratori socialisti, viene arrestato e condannato a dieci anni. Un volume di Sander, “Il volto del tempo”, viene messo al bando e le sue matrici distrutte. Poco dopo il laboratorio di Colonia viene bombardato ma gran parte dell'archivio è salvato e messo al sicuro in un paesino del Westerwald.
E dire che quando venne in Sardegna, fu fermato al porto e controllato a vista per tutto il periodo che vi si trattenne, dal momento che era ancora un possibile nemico. La pubblicazione di “Tedeschi allo specchio” è di poco precedente alla sua scomparsa, avvenuta nel 1964. Considerato un maestro della “nuova oggettività”, Sander fissa in Sardegna gli aspetti culturali, gli abiti tradizionali, le tipologie abitative con l'occhio del documentarista. Primi piani sulle pietre dei nuraghi, sui grembiali delle donne, sugli asinelli carichi , sulle facciate delle chiese. Arcaica, intatta nella sua natura, la regione gli offriva motivi di studio e riflessione. Impegnato in un tardivo Grand Tour sulle orme di Goethe, egli osservò e riportò tutto con sensibile precisione, anche i paesaggi di Pisa e Roma, le tappe in Italia prima di affrontare il mare.
Approdò a Porto Torres in compagnia dello scrittore Ludwig Mathar, rischiando talvolta il sequestro degli apparecchi e la perdita di sei bellissime immagini retroilluminate, tratte da preziosi negativi mai sinora sviluppati, che testimoniano le sue sperimentazioni sul colore. Talvolta dimenticava di segnare data e località dei suoi scatti. È stato necessario mettere su un'agguerrita equipe per colmare questi vuoti . Gli studiosi dello Stiftung hanno ripercorso il cammino di Sander punto per punto. Hanno verificato, collegato e approvato: sino alla decisione di scegliere come sede della mostra cagliaritana (attesa a Colonia) la Galleria Comunale: l'unico tra i centri d'arte cagliaritani che desse garanzie sulle condizioni di umidità e luce. I pezzi della Collezione Sarda sono accostati alle vetuste testimonianze del 1927 in un dialogo fatto di forme ed espressioni. Ad aprire il percorso museale, la “Madre dell'ucciso” di Francesco Ciusa.
ALESSANDRA MENESINI

16/10/2009