Piccola città
Claudio Cugusi
Hanno raccolto trecento firme in un amen. Firme di bambini e firme di genitori che dicono, tutte, la stessa cosa: no ai giochi gonfiabili, lunga vita (senza disneyland in plastica) a questo lembo di collina sopravvissuto all’edilizia e ai militari. La battaglia per Monte Urpinu, dove il Comune ha assegnato l’ultima area libera per realizzare un altro parco giochi a pagamento, è appena all’inizio. Sabato pomeriggio una trentina di mamme, nonne e sciami di bambini si sono riuniti in assemblea per decidere come portare avanti la protesta. Sono loro i più volenterosi: come sempre in ogni lotta civile c’è chi apre la strada e chi la trova aperta. Ma non importa: vale molto di più il fatto che la voce della protesta sta salendo. Arriva sino ai piani alti del Palazzo: il sindaco Floris è informato, ha letto la petizione che dice no a questo asiletto di gomma e a pagamento, identico all’altro che sta appena a cinquanta metri. Il sindaco, appunto, dovrà trovare un attimo per riflettere e prendere una decisione. Dovrà pur dire, uscendo da un poco elegante silenzio, se lui e la sua giunta sono per la privatizzazione di ogni angolo (cestini compresi) dei parchi pubblici. O se stanno dalla parte dei bambini. Non basta il lavoro che non c’è mentre non mancano disoccupati e precari; non bastano le povertà e le solitudini crescenti di questa piccola città: c’è davvero bisogno di ingaggiare scontri, in aula e fuori, anche per questo? Anche per un campetto dove cadere pattinando e palleggiare imparando a stare con gli altri? *Giornalista