Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Castello, la rivolta degli abitanti «Vogliamo un progetto serio per un quartiere da vivere»

Fonte: La Nuova Sardegna
12 ottobre 2009

DOMENICA, 11 OTTOBRE 2009

Pagina 2 - Cagliari


Assemblea aperta alla città della circoscrizone al Ghetto degli ebrei Carboni: «No alle scale mobili, sì ai problemi più urgenti»




ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Daniela Pilloli fa la fioraia. Il suo negozio è in Castello, ma nessuno andava a comprare i fiori e lei stava per fallire. Allora è stato un tam tam e tanti abitanti si sono inventati un «pezzo» di verde in casa propria, e i clienti sono diventati molti. Mercedes Mariotti aveva aperto un negozio di ceramica in via La Marmora, ma non per fare profitti: per se stessa e per ripercorrere la strada delle botteghe artigiane. Ma il fisco non ci ha creduto e alla fine ha dovuto chiudere.
Giorgio Pupillo da sempre amava il quartiere di Castello, finchè vi si è trasferito. E ora abita in piazzetta Carlo Alberto, ma adesso sta pensando di andarsene: nei week end è molto difficile riuscire a dormire.
Tre storie del rione più antico della città che ieri sera nel Ghetto degli ebrei sono state raccontate (assieme a tante altre) durante un incontro promosso da Gianfranco Carboni, presidente della circoscrizione del centro storico e coordinato da Pierluigi Serra. Alla riflessione storica (del medico scrittore Giorgio Todde), architettonica (di Gianfranco Sequi) e politica (del consigliere comunale Andrea Scano) si sono aggiunti molti frammenti di vita come quello di Claudia Sini che ha proiettato una serie di diapositive mettendo a confronto il centro storico di Bergamo col Castello. Due mondi e due concezioni del vivere civile: dal balcone coi fiori a quello degradato, dal portone restaurato a quello violentato, dalla raccolta differenziata a quella inesistente, dagli spiazzi verdi e vivibili a quelli abitati dai ratti. «Ma perchè non è possibile avere anche da noi un Castello vivibile?». Oltre al degrado e al non decoro, è stata sottolineata (da Francesca Biondo) la necessità di avere un rione tranquillo, in cui la vita dei locali notturni sia compatibile con l’abitabilità dei pochi che ancora vivono nel quartiere.
Oggi, ha ricordato Carboni, i residenti di Castello sono arrivati al minimo storico, ottocento anime, mentre «al tempo di mio padre ce n’erano ventimila». E c’è un rione con una cornice in cui manca il quadro, un progetto di vivibilità e sviluppo. Intanto il sindaco Emilio Floris ha indetto, «alcuni giorni fa un’assemblea su Castello senza dirlo nemmeno il presidente della circoscrizione che, pochi giorni prima, l’aveva invitato all’incontro di oggi (ieri, per chi legge - ndr)».
Molti abitanti hanno chiesto di «rispettare le storie e avere il senso del futuro che, invece, manca». Ma senza chiudersi, ha raccomandato Todde: «Se il centro storico di Cagliari è così è perchè l’hinterland ha una certa forma e questo è avvenuto in quanto dal 1991 ad oggi Cagliari ha perso cinquantamila abitanti. Castello è così perchè Tuvixeddu e il resto della città è nella situazione che sappiamo. La realtà è che, dal dopo guerra, alla città è mancata una filosofia di sviluppo».
Ieri in tanti hanno raccontato i loro problemi: di chi vive giorno per giorno un rione che sta morendo. Scano ha poi sottolineato che vi sono responsabilità politiche che non possono essere dimenticate: il modo in cui vengono date le licenze, la difficoltà nella mobilità (parcheggi per i residenti), le scelte sulla raccolta dei rifiuti e i progetti edilizi «sono in un certo modo e non in un altro perchè vi sono una serie di interessi economici in gioco».
C’era una volta, infine, l’idea di un uffico del piano per il centro storico: un luogo che avrebbe dovuto dare un indirizzo su come intervenire in Castello, come ricordato da Sequi, ma non si è fatto: «Manca un progetto di architettura che tenga conto delle esigenze della città e dei suoi abitanti. E oggi chi vuol fare qualcosa si trova di fronte una serie di lacci e lacciuoli». Il grande assente di ieri, è stato sottolineato da più parti, è stato il sindaco, non per ribattere alla critiche, ma per ascoltare gli umori di una parte della città che rappresenta una delle anime più antiche e moderne allo stesso tempo di Cagliari: quella di Castello, con la sua storia e la voglia di futuro.