Rassegna Stampa

La Nuova Sardegna

Alloggi popolari in vendita, il Comune batte cassa per costruire nuove abitazioni

Fonte: La Nuova Sardegna
12 ottobre 2009

LUNEDÌ, 12 OTTOBRE 2009

Pagina 19 - Cronaca



Critica l’opposizione: «Manca un piano finanziario per agevolare l’acquisto da parte degli affittuari, sarà un fallimento»



Progetto per cedere oltre quattrocento appartamenti

ROBERTO PARACCHINI
CAGLIARI. Il Comune vende 445 alloggi di edilizia residenziale pubblica (Erp) con lo scopo di reinvestire (gli introiti) in altre case popolari. «L’obiettivo è buono, ma non ci sono strumenti che permettano di realizzarlo, nè garanzie che i fondi raccolti vadano per la costruzione di altri alloggi pubblici», precisa Marisa Depau, consigliera comunale del Pd, pasionaria da sempre dei senza tetto. L’alienazione delle 445 case è all’ordine del giorno del prossimo consiglio comunale.
La Giunta, con un’ipotesi di delibera, chiede alla Regione l’autorizzazione alla vendita. Tra le altre cose nel documento viene precisato anche che le 445 abitazioni sono state costruite da oltre vent’anni e che, quindi, sono tra quelle che maggiormente incidono sui costi di manutenzione. Da qui l’ipotesi di alienarle chiedendo agli inquilini in affitto di acquistarle. «Ma sino ad ora il risultato di questo strumento - sottolinea Ninni Depau, capo gruppo del Pd in consiglio comunale - è sempre stato minimo». L’ipotesi (vendita per poi fare nuovi acquisti) venne elaborata negli anni Novanta del secolo scorso durante la prima consiliatura, guidata da Mariano Delogu, dall’allora assessore Gianni Mattu. «Il problema - sottolinea Ninni Depau - è che questo tipo di operazioni andrebbero fatte tenendo conto delle difficoltà economiche che gli acquirenti possono avere». Non va, infatti, dimenticato che si tratta di alloggi che vengono assegnati a persone che, per reddito, entrano in speciali graduatorie. Inoltre se l’acquirente compra in contanti ha uno sconto del dieci per cento, altrimenti, se lo fa a rate, deve in ogni caso versare il trenta per cento del valore complessivo dell’immobile. «Ora se una persona - continua il capo gruppo del Pd - si reca in una banca a chiedere un prestito, le viene concesso sino al settanta per cento del valore del bene su cui viene poi messa l’ipoteca. Il che significa che l’acquirente deve in ogni caso avere il trenta per cento. E non tutti lo hanno: è per questo che questo tipo di vendita ha avuto sempre poco successo». Che fare, quindi? «L’amministrazione dovrebbe predisporre strumenti finanziari tali da agevolare la concessione del prestito al richiedente da parte delle banche. E questo si può fare con forme di garanzia che permettano all’istituto di credito di arrivare anche al cento per cento di erogazione della somma».
La realtà, riprende Marisa Depau, «è che non c’è interesse a realizzare alloggi di questo tipo come dimostra anche il fatto che i pochi soldi ricavati dalle vendite sono stati per lo più utilizzati nella manutenzione dell’edilizia residenziale pubblica. Inoltre il Comune ha avuto divese possibilità di finanziamento, ma le ha quasi tutte lasciate cadere. In funzione c’è solo l’intervento che è stato progettato per la scuola di Flumentepido, dove saranno costruiti una tentina di alloggi popolari».
Secondo Massimiliano Tavolacci (Udc, presidente della commissione comunale consiliare all’Urbanistica), «la scelta della Giunta è stata quella di puntare a forme di integrazione e non alla realizzazione di grossi compendi di edilizia residenziale pubblica. Nel piano di zona per Su Stangioni, ad esempio, è prevista anche la costruzione di diversi alloggi popolari, nella misura dell’otto per cento di quello che verrà edificato. Ma e assieme agli edifici di residenza pubblica vi saranno anche alloggi affidati alla cooperazione. L’obiettivo è quello di abbassare i prezzi per le giovani coppie».