Rassegna Stampa

L'Unione Sarda

Rospi, baci e poesie per festeggiare la fantasia

Fonte: L'Unione Sarda
12 ottobre 2009




Alla fine è una marea di enormi palloni di ogni colore che sommerge il festival e si porta via questa quarta edizione di Tuttestorie, proprio come l'anno scorso fu l'Asino Che Vola - leggero come l'Elio - a portarsi via la terza nel cielo di Cagliari.
Quest'anno niente asini volanti: il tema della festa letteraria dell'ExMà era “Aiuto, sto cambiando”: chi meglio dei rospi, che un semplice bacio può mutare in principi, poteva fare gli onori di casa? E quindi ecco due ballerini acrobati che si inerpicano sui muri rossi dell'antico mattatoio, si lanciano in cielo lungo i cavi d'acciaio, saltano a terra e baciano tutti fino all'ondata multicolore di palloni che manda a casa tutti: organizzatori stanchi ma felici come da tradizione, scrittori, disegnatori, attori e musicisti, maestre e genitori, artisti e spettatori. E naturalmente i bambini, così numerosi ieri sera alla cerimonia di chiusura che pareva quasi impossibile trovare una mattonella, un gradino, uno spigolo per fare posto a tutti. Alla fine se n'è Bruno Tognolini, che essendo poeta fino al midollo non poteva che trovare la soluzione più facile e surreale: «Fate finta di essere di meno».
Altrettanta poesia e altrettanta spontaneità si erano diffuse nel pomeriggio in piazza San Cosimo - la sede staccata del festival dedicata agli incontri per il pubblico adulto - quando per la sezione “scrittori di passaggio” si è presentato Erri De Luca. Il suo monologo sul Novecento come secolo delle rivoluzioni, intrecciato di spunti autobiografici e riflessioni sul ruolo del poeta - si è aperto con un elogio dei muri in tufo. Non perché agevolino l'isolamento o la coibentazione, ma al contrario «perché il tufo è una materia cordiale», che si lascia permeare dalle voci e dai rumori delle case accanto, sotto e sopra la tua, fino ad annegare la riservatezza in un tiepido mare di familiarità. E poi il tufo va scavato sotto la città: è dai tempi dei greci che il materiale da costruzione lo si estrae dal sottosuolo urbano. E le cave formano enormi bolle di vuoto che fanno di Napoli una città campata per aria.
In questa città posata sul vuoto il piccolo Erri - così chiamato in onore di un nonno statunitense, ma senza quegli orpelli di Acca e Ypsilon del nome americano - si aggira tra vicoli governati da bimbi a suon di strilli e sassate, bambini così duri e determinati da sottrarre i randagi all'autorità municipale degli accalappiacani.
A quei tempi l'estate durava fino a ottobre, i calendari del ministero della Pubblica Istruzione non avevano ancora scippato metà settembre all'infanzia. Ma all'inizio di ottobre quei vicoli governati dai bambini quasi non si svuotavano: erano in pochi ad andare a scuola, i ricchi e alcuni poveri. Mica tutti. E una volta in aula, le differenze saltavanio contuinuiamente agli occhi. I poveri venivano rapati a zero per via dei pidocchi, i ricchi potevano conservare le loro chiome e affidarle a frequenti, schiumosi lavacri. I ricchi si portavano a scuola la merenda, i poveri si avventavano sulla refezione distribuita dal bidello. I ricchi tamponavano l'inchiostro con la carta assorbente premuta sul quaderno « e così pareva di schiacciarle, le parole, mentre i poveri soffiavano sul foglio e questa tecnica mi pareva assai più poetica, sembrava che soffiassero le parole in giro come quando si mandano i baci per aria».
Cresciuto a quella scuola elementare di differenze sociali, il giovane Erri non poteva che schierarsi accanto a tutti i rivoluzionari, a tutti i ribelli che in quei giorni - era il Sessantotto - spuntavano ovunque nel vasto mondo. Nei quarant'anni che sono passati da quei giorni Erri ha visto passare molti rivoluzionari, ma forse il più amato resta il vecchio Chisciotte: «Io lo chiamo proprio Chisciotte, senza Don perché a Napoli il Don spesso è un omaggioo iroico, uno sfottò. L'ho sempre amato, ma solo leggendo una poesia di Nazim Hikmet ho capito perché: è invincibile. Chisciotte busca mazzate da tutti, è vero, ma nessuno lo ha mai davvero sconfitto. Sgangherato, malconcio, si è sempre rialzato per rimettersi in cammino». Verso la prossima rivoluzione.

12/10/2009