I fogli stesi ai fili dell'Exmà raccontano pensieri di mutamento, e le diverse anime dei bambini che li hanno scritti. “Il mondo non cambia se cresci. Ti sembra, però non cambia”. “Io vorrei cambiare, vorrei essere un osso così sto dentro la mamma e non ho paura”. “Io vorrei essere una tigre perché così quando vado in giro sono agevolato”. E poi, man mano che si diventa adolescenti: “Quando si cambia si invecchia e si muore, ma non per malattia, per malinconia”. ”Se vivessi in un posto sperduto la mia vita cambierebbe, sicuramente non sarei sempre al Pc”. E infine: “Questo festival mi piace, non cambierei niente”.
Non cambierebbe niente neanche l'adolescente che scrive: “Io sono bella così” e le migliaia di bambini che da giovedì mattina hanno trasformato il centro comunale di Cagliari - teatro del Festival Tuttestorie - in una immensa voliera. Dove si gioca, si ride, si urla, si corre, si legge, si scrive. Insomma si vive.
Antonio Catalano, pittore scultore scrittore, autore di filastrocche, magico direttore della Giostra del cambiamento che occupa il cortile dell'Exmà, lo sa bene. Da Castagnole Monferrato, attraversa l'Europa con i suoi progetti per i bambini. E dal basso della sua esperienza sa che i bambini non sono tutti uguali: «L'insegnante fa la differenza: ci vuole passione e molta curiosità, nella curiosità c'è stupore e meraviglia. E talvolta si può scoprire che la gioventù è un dono che anche i giovani possono avere».
Quelli (un centinaio) che hanno dato la loro adesione al Festival ce l'hanno di sicuro. Studenti delle superiori, universitari, bibliotecari, indossano tutti magliette colorate su cui sta scritto: “Non cambio in qualcos'altro, ma in me stesso”. Eccoli, i volontari, coinvolti nelle mille attività della rassegna. Li ritroviamo in piazza Zig Zag, dove Giusi Quarenghi, Pietro Formentini e Guido Quarzo hanno allestito un laboratorio di poesia con Bruno Tognolini: sua la filastrocca degli improperi vegetali che tanto fa ridere i bambini in sala. «Sei una testa di rapa, un cetriolo, un naso a patata con occhi di fagiolo, fiato di aglio, piedi coi funghi, le tue gambe due carciofi lunghi lunghi, pelle di ceci, pelo di carota, capelli di spinaci e zucca vuota, sei una zucchina, sei uno zuccone, sei una fava che cammina, un minestrone, ti credi bello, sedere a ravanello, sono educato e non parlo del pisello». Di nuovo all'Exmà, nella Tenda Suegiù, dove si racconta “Rosso papavero”, la storia di una bambina che non ha giardino, e si insegna ai bambini a coltivare una piantina. Li guidano una erborista di Gonnesa, Paola Delussu, e Anselmo Roveda, giornalista e scrittore, mettendo insieme favole e terra, piante e poesia.
Nella sala Puà l'atelier della metamorfosi suggerisce una foto speciale: basta metter la faccia (è il caso di dirlo) dietro la sagoma di Pippi Calzelunghe o di un marziano e il gioco è fatto. Giorgia Atzeni che con Riccardo Tanca organizza l'atelier, ride sotto la maschera da gatta. Lì accanto, nel laboratorio de Is Mascareddas, Tonino Murru e Donatella Pau seguono con Alessandra un gruppo di bambini ai quali insegnano a dar vita a buffi animali di cartone. Tutte femmine (con coniglietto in mano) al tavolo di Tonino: Elisabetta, Sara, Martina, Emma, Michela, Chiara, Elena. E Barbara, che ha già appreso la lezione di curiosità del giostraio, se è vero che fa mille domande sul perché e sul come una giornalista si occupi proprio di lei e del suo gioco.
Ed ecco il bellissimo “Alfabeto del cambiamento” dove le illustrazioni di artisti apprezzati fanno da contraltare ai testi dei bambini di Posada. Qualche esempio? (per ammirare tutto c'è il libro appena edito da Aìsara e Tuttestorie). Q: “quando sarò pronta cambierò”. D: “il destino è nelle mie mani”. M: “il mare della tranquillità è dentro di noi”. P: “io non credo che esiste il paradiso”. T: “il terremoto cambia ottut”. N: “noi possiamo cambiare il mondo”. È vero. Loro possono cambiare il mondo. Serissimi, incantati, pieni di stupori. Felici di interpretare il tema del cambiamento in mille declinazioni diverse. Quella teatrale ha la meraviglia dei copricapi che nascono dalla creatività di Stefano e dei suoi colleghi del Teatro Lirico, padroni di casa di uno dei laboratori più frequentati.
E ancora - tra tanti che non citiamo - il laboratorio di scienza, quello di pittura con Chen Jiang Hong, quello di collage. Ieri ha insegnato a una dolce bimba a “costruire” un fiore magico: la firma dell'autrice è Attebasile, «ma io sono Elisabetta, è il mio nome rovesciato», ride. Anche lei, così piccola, ha già capito tutto.
MARIA PAOLA MASALA
11/10/2009